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Economia Politica economica

Per la Corte dei Conti la manovra frena la crescita

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Questo articolo è stato pubblicato il 24 giugno 2010 alle ore 12:50.

La manovra di Tremonti (in Aula al Senato il 6 luglio) porta con sé «un elevato rischio di impatto negativo sulla crescita economica». È questo l'allarme lanciato nella Relazione della Corte dei Conti sul rendiconto generale dello Stato 2009, illustrata, a Roma, dai presidenti di sezione, Gian Giorgio Paleologo e Maurizio Meloni che hanno evidenziato, come conseguenza, il pericolo «di un assottigliamento degli effetti attesi sul disavanzo, soprattutto per via della flessione del gettito fiscale connessa a un più basso livello di attività economica».

La Corte dei Conti ha dato, comunque, il suo "ok" ai conti dello Stato 2009 e il presidente Tullio Lazzaro, alla sua ultima udienza di parifica visto che andrà in pensione a fine mese, ha ricordato come solo «l'affidabilità e la certezza di risultanze contabili complessive consentano di aumentare il quoziente di fiducia nell'attività del governo, in tema di finanza pubblica».

I magistrati contabili, pur riconoscendo gli effetti negativi della crisi, hanno evidenziato, tuttavia, alcune perplessità sui risultati ottenuti dagli interventi messi in campo lo scorso anno dal Governo. «Gli indici relativi all'esercizio 2009 - scrive il procuratore generale della Corte dei Conti, Mario Ristuccia nella sua requisitoria sul Rendiconto - hanno disatteso sia l'auspicio di una progressiva riduzione del debito pubblico, sia deluso l'aspettativa di un miglioramento dei conti pubblici».

«Il Pil - ha ricordato Ristuccia - ha registrato una flessione del 5%; l'indebitamento netto è salito a 80,8 miliardi pari al 3,3% del Pil, l'avanzo primario è sceso a -0,6% del Pil e il debito pubblico ha raggiunto la cifra di 1.760,76 miliardi, pari al 115,8% del Pil. La crisi economica, e la conseguente flessione del reddito, oltre ad alcuni sgravi fiscali hanno rallentato la crescita delle entrate fiscali (+1,9% è la variazione rispetto al totale entrate del 2008) e la pressione fiscale è salita al 43,2% del prodotto, in aumento di 3 decimi di punto rispetto al dato relativo al 2008, risentendo del rallentamento dell'attività economica.

Positivo, invece, il giuidizio sulla lotta all'evasione. Nel 2009, ha evidenziato Ristuccia, é stato raggiunto un livello di riscossioni superiore rispetto al già significativo risultato registrato nel 2008, con un incremento del 19,8% (a 7,043 miliardi) frutto soprattutto «di linee operative adottate dall'Agenzia delle Entrate, mirate e calibrate alle caratteristiche e peculiarità del contribuente e alla realtà economica e territoriale in cui esso opera». Dall'azione della Guardia di Finanza sono stati individuati 7.513 evasori totali, per 13,7 miliardi di redditi imponibili non dichiarati, con incrementi del 5,3 e del 3,8% rispettivamente in confronto al 2008. Importanti, le attese future. Per il quinquennio 2009-2013, evidenza la relazione della Corte, ci si aspettano circa 37 miliardi di maggior gettito atteso dalla lotta all'evasione.

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La Corte si è poi soffermata sul costo eccessivo dell'apparato amministrativo locale. «La struttura amministrativa delle regioni e degli enti locali - ha sottolineato Ristuccia - è pletorica, ripartita in numerosissimi, e spesso, inutili, centri». Si tratta - ha aggiunto - di un sistema che sopravvive grazie anche ai corposi trasferimenti agli enti locali, che oscillano annualmente tra i 15 e i 20 miliardi. Si pensi, ha poi proseguito, che «il mantenimento dell'apparato burocratico delle province costa al cittadino italiano circa 43 euro pro-capite (nella regione Calabria 83,5 euro)». E, quindi, ha concluso Ristuccia, «se è necessario chiedere sacrifici a molte categorie di cittadini, tra le quali purtroppo anche quelle più deboli, appare ancora più necessario affrontare con decisone e concretezza i problemi della cattiva amministrazione e dello spreco di pubblico denaro come la gran parte del Paese invoca da tempo».

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