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Piano B in arrivo. Nuovo scudo per il premier

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Questo articolo è stato pubblicato il 01 settembre 2010 alle ore 08:45.

ROMA - Un altro scudo per il premier, alternativo e parziale rispetto al «processo breve» - che ha ancora tanti ostacoli, politici e istituzionali, sulla sua strada - è già bell'e pronto in una nuova proposta di legge targata Pdl, che in 5 articoli ripropone alcune norme del ddl Alfano sulla riforma del processo penale. Tra queste, quelle che vietano di utilizzare in un processo, come prova dei fatti già accertati, le sentenze divenute irrevocabili in altri processi e che ampliano il diritto dell'imputato di far ammettere liste infinite di prove a discarico, anche se manifestamente superflue.

Con l'effetto - «devastante», scrisse il Csm a luglio 2009 - di allungare i tempi del processo, favorendo la prescrizione del reato. Che è proprio l'obiettivo inseguito da Silvio Berlusconi. Il nuovo scudo lo "salverebbe" infatti dal pericolo più insidioso e incombente: l'eventuale condanna in primo grado, per corruzione giudiziaria, nel processo Mills, per ora sospeso in attesa che la Consulta si pronunci (il 14 dicembre) sul «legittimo impedimento». E gli consentirebbe, al tempo stesso, di annacquare il «processo breve» per renderlo più digeribile ai finiani, senza svuotarlo delle norme funzionali all'«estinzione» degli altri suoi due processi: Mediaset-diritti Tv e Mediatrade.

Insomma, l'eventuale depotenziamento del «processo breve» sarebbe compensato dall'introduzione, di fatto, di un "processo lungo" per ottenere la prescrizione del reato. A questo servirebbe la nuova legge, concepita all'inizio di agosto e commissionata dalla Consulta giustizia Pdl (presieduta da Nicolò Ghedini, avvocato e consigliere giuridico del premier) al capogruppo Pdl in commissione giustizia alla camera, Enrico Costa. Che avrebbe dovuto presentarla insieme al suo omologo della Lega, Matteo Brigandì, poi eletto al Csm. La messa a punto del testo ha richiesto qualche giorno in più, ma ieri gli uffici della camera erano già stati allertati per stampare i 5 articoli del provvedimento, che vedranno la luce tra oggi e domani, giusto il tempo per qualche limatura. Tanto più necessaria in vista di possibili modifiche al «processo breve».

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Berlusconi attende Mirabello. Il Pdl lavora sul processo breve per avere il sì dei finiani

Un lungo confronto a Palazzo Grazioli con il guardasigilli Angelino Alfano, il sottosegretario

Tags Correlati: Angelino Alfano | Camera dei deputati | Corte Costituzionale | Csm | David Mills | Enrico Costa | Lega | Matteo Brigandì | Mediaset-diritti Tv | Milano | Nicolò Ghedini | PDL | Reati | Senato | Silvio Berlusconi

 

Ieri Berlusconi, in un vertice a palazzo Grazioli con Ghedini e il ministro della giustizia Angelino Alfano, ha insistito per «portare a casa ad ogni costo» il ddl, minacciando di far saltare il banco «al primo segno di boicottaggio» da parte dei finiani, sebbene i suoi commensali gli spiegassero che il testo, così com'è, è indigeribile anche al Quirinale e che bisognerebbe «ripulirlo» o «ammorbidirlo», con il rischio, però, di depotenziarlo e, quindi, di renderlo «inutile» nelle aule giudiziarie di Milano. Un rischio che Berlusconi non vuole correre. Di qui la ricerca di un compromesso, da un lato, per attutire l'impatto del «processo breve» sui processi in corso (limitando, ad esempio, la norma transitoria ai soli incensurati e per reati puniti fino a 8 anni) e, dall'altro, per aprire un varco alla prescrizione dei reati con norme "garantiste" destinate ad allungare i tempi dei processi. Il tutto condito da una lettera del ministro degli esteri Franco Frattini ai colleghi europei per spiegare le "buone" ragioni di una legge sul «processo breve»: iniziativa su cui Berlusconi, però, ha ancora qualche dubbio.

Costa chiederà che la proposta di legge sia trattata con corsia preferenziale, per anticipare alcune modifiche della riforma Alfano (36 articoli, approvati il 6 febbraio 2009 ma fermi al senato da circa un anno) dirette a «velocizzare» il processo, «ampliare» le garanzie e «dare piena attuazione ai diritti di difesa». E ciò perché il senato «è ingolfato» da altri provvedimenti. Sul ddl Alfano, però, pende un durissimo parere del Csm che parlò di norme in gran parte «devastanti», a cominciare da quelle che ampliano l'autonomia della polizia giudiziaria a scapito del pm nella conduzione delle indagini. Norme riproposte da Costa insieme ad altre (alcune, peraltro, promosse dal Csm, come quelle sui «termini a difesa» da riconoscere al difensore d'ufficio).

Tra le norme bocciate senza appello, c'è anche il nuovo scudo per il premier. In base all'articolo 238 bis oggi in vigore, la sentenza con cui l'avvocato inglese David Mills è stato riconosciuto colpevole (fu corrotto con 600mila dollari per favorire Berlusconi) ma graziato dalla prescrizione potrebbe essere utilizzata nel processo al premier come prova dei fatti in essa accertati: il che darebbe una forte accelerazione al processo e la sentenza di primo grado potrebbe arrivare prima della prescrizione del reato (primavera 2011). L'articolo 238 bis ha passato indenne l'esame davanti alla Consulta che, con la sentenza n. 29 del 2009, ne ha riconosciuto la costituzionalità perché funzionale all'efficienza del processo, ma sia Alfano che Costa ritengono che contrasti con il principio del «contraddittorio nel momento formativo della prova», cioè in dibattimento. Di qui la sua cancellazione, salvo nei processi di mafia. Con questa modifica, la sentenza Mills diventerebbe carta straccia e il Tribunale di Milano dovrebbe ricominciare l'istruttoria dibattimentale, ammettendo (sulla base dell'altra modifica proposta da Costa, all'articolo 190) tutti i testimoni della difesa. Il dibattimento si allungherebbe a dismisura, e la prescrizione scatterebbe prima della sentenza.

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