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Questo articolo è stato pubblicato il 01 settembre 2010 alle ore 15:55.
La condanna di Parigi, la presa di distanza di Teheran e centinaia di commenti indignati sui siti internet della stampa francese e non solo. Gli insulti a Carla Bruni del quotidiano iraniano Kayhan suscitano un'ondata di solidarietà per la Première Dame di Francia, attaccata per avere espresso il suo sostegno ufficiale a Sakineh Ashtiani, la donna iraniana di 43 anni condannata a essere lapidata a morte per adulterio.
"Teheran prende le distanze dopo gli insulti verso Carla Bruni" titola il Nouvel Observateur, dopo che il ministero degli Esteri iraniano ha disapprovato quanto scritto dal quotidiano, che prima aveva qualificato come "prostituta italiana" la moglie del presidente francese Nicholas Sarkozy e poi ha scritto che, per il suo stile di vita, merita anche lei di essere condannata a morte come Sakineh.
Sono più di 260 le reazioni pubblicate sul sito di Le Figaro sotto il titolo "Parigi condanna gli insulti proferiti contro Carla Bruni". Il quotidiano conservatore constata che, nel suo insieme, la stampa iraniana si è ben guardata dal seguire le orme del giornale che ha insultato la Première Dame. Insulti "inammissibili" e "vergognosi" dicono i lettori, tra i quali c'è chi chiede la chiusura dell'ambasciata francese a Teheran. Le Mondetitola: "Parigi replica a Teheran dopo gli insulti a Carla Bruni" e Libération mette in evidenza che il governo iraniano "non approva" gli insulti, spingendosi fino a dire che "Teheran si scusa".
Il britannico Independentrichiama sulla prima pagina del suo sito web un commento di Julie Burchill intitolato "Iran, ipocrisia e perché sto dalla parte di Carla Bruni". "E' difficile credere che un regime possa essere al contempo così malvagio e così infantile come quello degli imbecilli che gestiscono l'Iran", inveisce l'opinionista, scagliandosi anche contro l'ipocrisia di chi, come la giornalista Lauren Booth, cognata dell'ex premier Tony Blair, lavora per la televisione iraniana Press Tv, ignorando "la selvaggia persecuzione di Stato contro le donne che pensano liberamente".
Tra i numerosi commenti sul sito del giornale inglese, un lettore ammette di non essere un grande fan di Carla Bruni, ma apprezza il fatto che abbia avuto il coraggio di prendere posizione a favore di Sakineh, mettendo ancora più in evidenza quanto siano "pateticamente" inefficaci i moderati musulmani, in Europa, negli Usa e nelle altre democrazie, nel condannare la crudele legge della Sharia. "Dobbiamo ringraziare gente come Carla Bruni" e pazienza se "non sa cantare". L'humour è amaro: "Dal 16.mo secolo non si usa più tirare pomodori contro i cantanti inetti, ma sfortunatamente tirare pietre è sempre in voga".