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Occhio alla Twitter-bufala, a un giornalista del Washington Post è costata un mese di stop

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Questo articolo è stato pubblicato il 02 settembre 2010 alle ore 16:31.

A casa per un mese: è la punizione decisa dal Washington Post per il suo opinionista sportivo Mike Wise. Il giornalista ha pubblicato una notizia falsa sul social network twitter, pur sapendolo: ha scritto che Ben Roethlisberger, un giocatore di football, è stato sospeso per cinque giornate: invece la penalità inflitta è di sei giornate. Wise si è difeso dicendo che si trattava di un esperimento per dimostrare quanto sia facile diffondere informazioni false in reti sociali online come twitter. Ma è stato scoperto subito.

Ha prima chiesto scusa in via informale. Poi ha scritto una dichiarazione ufficiale, pubblicata dal Washington Post nella pagina "DC Sportsblog": "Mi dispiace dover dire che il mio stupido, irresponsabile esperimento, ironicamente, è costato a me un pezzo della mia credibilità", ha dichiarato il giornalista nella nota. E il garante dei lettori (ombudsman) del quotidiano ha spiegato in un lungo testo le responsabilità e la leggerezza del comportamento di Wise.

Eppure quella della "twitterbufala" in 140 caratteri che si propaga a macchia d'olio su internet è un'epidemia ciclica. Durante l'emergenza di Haiti nei social network girava un messaggio: sosteneva che fossero disponibili voli gratuiti per la capitale dell'isola, Port-au-Prince, ma soltanto per il personale sanitario. Tutto falso e smentito in poche ore. Per quattro volte, invece, è circolata voce su twitter che Bill Crosby fosse deceduto: l'attore ha dovuto rassicurare amici e familiari sulle sue condizioni di salute. Alcuni mesi fa in poco tempo è stata smascherata la bufala di un (falso) professore di Harvard che aveva collegato le difficoltà economiche globali con la diffusione di twitter.

Ma gli organi d'informazione sono corsi ai ripari e hanno pubblicano linee guida per i social media, l'insieme di strumenti per la condividere informazioni su internet come reti sociali online, blog, forum, chat. L'agenzia Reuters ha chiesto ai propri giornalisti di specificare anche nei twitter personali che l'autore è un reporter dell'agenzia d'informazione finanziaria inglese. Il Times invita i suoi giornalisti a controllare sempre le fonti su twitter, altrimenti non devono pubblicare. L'Associated Press ha dedicato un intero capitolo alla gestione dell'attività professionale nei social network, all'interno di una guida in quattrocento pagine.

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Tags Correlati: Associated Press | Ben Roethlisberger | Bill Crosby | Haiti | Harvard | Mike Wise | Reuters | Società dell'informazione

 

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