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La ripresa del Giappone riparte dal web

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Questo articolo è stato pubblicato il 03 settembre 2010 alle ore 08:47.

Anche se ancora poco conosciuto all'estero, il più grande sito di acquisti online giapponese punta ora a conquistare il mercato mondiale sfidando rivali d'oltreoceano come Google, Amazon o Ebay. Nata nel 1997 con il nome di Rakuten Ichiba, in giapponese "il mercato dell'ottimismo", l'azienda è diventata in soli 13 anni il primo marchio internet del paese. Il sito conta oggi oltre 50 milioni di utenti registrati e più di 35mila negozianti che offrono beni e servizi per un volume di transazioni globali di 1800 miliardi di yen lordi(circa 16,8 miliardi di euro).

Il gruppo si occupa principalmente della vendita online di prodotti che vanno dal giardinaggio alle automobili, dai libri all'elettronica, per un totale oggi di circa 63milioni di articoli, riportati nel contatore del portale in giapponese. Rakuten offre inoltre servizi di mediazione immobiliare, di credito e di tour operating, aste online e sezioni dedicate agli acquisti tramite cellulare. Nel 2004, un anno difficile per il baseball giapponese, Rakuten ha inoltre deciso di diversificare l'attività facendo nascere una propria squadra, la Tohoku Rakuten Golden Eagles, e curandone tutto il merchandising.


A portare avanti l'ambizioso progetto di Rakuten è il fondatore e amministratore delegato del gruppo, Hiroshi Mikitani, 45 anni, con una laurea in economia e commercio a Tokyo e un master in MBA ad Harvard. "A meno che non facciamo mosse troppo azzardate, la globalizzazione di Rakuten dovrebbe continuare", ha dichiarato in un'intervista al Financial Times Mikitani, che ha spiegato di voler far crescere il volume di operazioni a 20 miliardi di yen e di esportare la propria attività in 27 paesi del mondo.


Un importante passo in questo senso Rakuten l'ha fatto quest'anno con l'acquisto prima di Buy.com e poi, a giugno, del sito francese Priceminister.com. Quest'ultimo, diventato una sorta di filiale europea, ha permesso a Rakuten di crescere nel settore della telefonia, dei computer e dei viaggi. Per facilitare l'accesso a chi non conosce il giapponese, il gruppo ha da poco aperto una versione del sito in inglese , che diventerà la lingua ufficiale dell'azienda entro il 2012. I dipendenti che non saranno in grado di parlarla entro due anni, secondo quanto ha fatto sapere l'azienda, rischiano invece il licenziamento.

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"Dopo due anni di stagnazione i giovani giapponesi stanno diventando conservatori, e questo non va bene", conclude Mikitani, che con questo progetto spera di aprire per loro una nuova strada verso il futuro.

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