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Questo articolo è stato pubblicato il 08 settembre 2010 alle ore 08:05.
Nuova accelerazione della Lega sul federalismo. Il Consiglio dei ministri-flash di ieri ha avviato l'esame del decreto attuativo sulla finanza regionale. Il provvedimento è il più importante dei tre che il Carroccio conta di varare entro l'autunno insieme ai dlgs sul fisco provinciale e sui costi standard per sanità, istruzione e assistenza. Nella «bozza» che la Semplificazione ha messo a punto e che sarà sottoposta oggi al ministro dell'Economia Giulio Tremonti, compare anche una riduzione dell'aliquota Irap.
Così facendo i ministri leghisti hanno voluto soprattutto lanciare un segnale politico a una maggioranza sempre più in fibrillazione: voto o non voto sul federalismo si va avanti comunque. In realtà in Cdm una discussione vera e propria non c'è stata, né è stato presentato alcun testo.
L'obiettivo è quello di avviare il prima possibile il tavolo con le regioni per approvarlo a Palazzo Chigi entro una decina di giorni. Da quanto si apprende la «bozza» che arriverà oggi sul tavolo di Tremonti ricalcherà il copione anticipato nelle scorse settimane da questo giornale. Per il finanziamento delle loro funzioni fondamentali (sanità, istruzione e assistenza) le regioni potranno contare sulla miscela di Iva e Irpef invocata da Umberto Bossi e sull'Irap, magari ridotta.
La conferma è giunta da una nota di Palazzo Chigi. Che parla sia dell'attribuzione alle regioni ordinarie «di una quota dell'Irpef, di una compartecipazione all'Iva e di un'addizionale all'Irpef, oltre che di tributi propri», sia dell'introduzione di «strumenti di flessibilità e manovrabilità in grado di garantire loro il pieno esercizio delle funzioni e la definizione di una propria politica economica».
L'imposta sul reddito delle persone fisiche compare dunque in duplice forma. Da un lato, come una quota fissa per ognuna delle cinque aliquote Irpef, così da mantenere la progressività dell'imposta; dall'altro, come addizionale manovrabile in su e in giù dai governatori. A questo si aggiungerà una compartecipazione all'Iva corposa sì ma inferiore a quella attuale che ha ormai superato il 44 per cento. La voce «tributi propri» invece va letta in primis come Irap. Che almeno in una prima fase continuerà a esistere. Come più volte spiegato da Tremonti, infatti, gli spazi per eliminarla da subito non ci sono perché si aprirebbe nelle casse dell'erario un buco di 30 miliardi. Da qui l'idea della Semplificazione di provare almeno a ridurla. Non scomputando il costo del lavoro come finora immaginato ma abbassando l'aliquota attualmente fissata al 3,9 per cento. Una proposta su cui l'ultima parola spetterà a via XX Settembre.