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Questo articolo è stato pubblicato il 14 settembre 2010 alle ore 13:04.
Giorgio Napolitano accoglie con soddisfazione l'ultima evoluzione della crisi politica, l'annuncio di Berlusconi che vuole proseguire l'azione di governo. Ma non dimentica di essere stato messo questa estate nel mirino di polemiche ingiuste e «allusive e non sempre garbate». «A metà agosto - ricorda dal teatro Augusteo di Salerno in una visita alle autorità cittadine - avevo suggerito alla riflessione di tutte le forze politiche l'interrogativo su quali potessero essere le conseguenze per il Paese del precipitare della situazione verso un vuoto politico e un durissimo scontro elettorale».
Doveva essere questa, come sempre è stata, la preoccupazione del presidente della Repubblica: quello che ho notato invece è che «si sono succeduti per settimane, ogni giorno, interventi orientati in tutt'altro senso, in allusiva polemica (allusiva e non sempre garbata) nei miei confronti». Mi si è così premurosamente spiegato, ha aggiunto, come il ricorso al popolo, ovvero alle urne, sia il sale della democrazia e il balsamo per tutte le sue febbri e si è mostrato stupore per il fatto che il presidente della Repubblica non apparisse pronto, con la penna in mano, a firmare un decreto di scioglimento delle Camere.
«Il particolare che così veniva trascurato - ha proseguito Napolitano - è che la vita di un paese democratico e delle sue istituzioni elettive, nelle quali si esprime la volontà popolare, deve essere ordinata secondo regole per potersi svolgere in modo fecondo, per produrre i risultati attesi». Tra queste regole, ha ricordato il capo dello Stato, «in ogni paese democratico vi è quella di una durata prestabilita delle legislature parlamentari per il tempo considerato necessario a cercare e definire soluzioni anche per problemi complessi e di non breve periodo».
Napolitano ha chiesto poi «un confronto produttivo per bloccare penose dispute contabili e recriminazioni sul dare e l'avere tra Nord e Sud». Bisogna considerare, ha detto, tutti i dati disponibili «che - ha spiegato - danno un quadro di flussi tra regioni del Nord e del Sud ben più ampio di quelli dei soli trasferimenti pubblici e assai più favorevole al Centro-Nord».
Il capo dello Stato ha parlato anche di federalismo, esortando ad andare avanti, «ma senza giocare con le parole». Si tratta, ha detto, di stabilire come intendere il federalismo, non si tratta di tornare indietro o mettere i bastoni fra le ruote. Si deve attuare il titolo quinto ma - ha aggiunto - quando si parla di federalismo solidale, cooperativo, ogni volta che il parlamento deve varare i provvedimenti, il senso di queste parole deve essere mantenuto».