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Questo articolo è stato pubblicato il 13 settembre 2010 alle ore 11:45.
Una stilettata al segretario del Pd, Pierluigi Bersani, che ieri aveva vaticinato la fine anticipata della legislatura. E parole assai concilianti, come aveva già fatto dal palco della festa di Atreju dei giovani del Pdl, all'indirizzo dei finiani. Così il premier Silvio Berlusconi, intervenendo oggi al programma "Mattino 5" ribadisce la linea dell'esecutivo. «In parlamento - spiega il Cavaliere - ci sono le condizioni per andare avanti fino al 2013. Gli italiani vogliono che andiamo avanti e che continuiamo a fare le riforme».
Quanto ai rapporti con i parlamentari che fanno capo a Gianfranco Fini, Berlusconi sembra aver deposto, almeno per ora, l'ascia di guerra.«Loro - ragiona il Cavaliere - hanno dichiarato a più riprese di volere essere leali con gli italiani e rispettare il programma e su questo punto sono assolutamente sicuro». Poi il premier ribadisce che tra i cinque punti, sui quali sarà chiesta la fiducia al Parlamento, non ci sarà il processo breve. «Non perché non serva una legge sulla durata ragionevole dei processi - argomenta Berlusconi-. Ma visto che la sinistra sostiene che sia una legge ad personam perché si potrebbe applicare anche a me, ho chiesto di non includere questa riforma.
Ma non è l'unico messaggio che il Cavaliere spedisce all'opposizione. Perché è sempre al centro-sinistra che si rivolge quando esclude una modifica della legge elettorale. Il "porcellum" «ha tolto il paese dall'ingovernabilità», è il ragionamento di Berlusconi. Che prova così a smontare un possibile terreno di convergenza tra le forze del centro-sinistra e i parlamentari di Fli. Che, proprio qualche giorno fa, in casa dei centristi alla kermesse di Chianciano, erano tornati ad aprire a una possibile correzione dell'attuale sistema. Berlusconi vede dunque con timore il rinnovato dialogo tra l'opposizione e i finiani: da qui la scelta di abbandonare i toni battaglieri per cercare una sponda soprattutto con le colombe di Fli.
Sull'altra sponda, però, le manovre per provare ad aggregare un'alleanza in chiave anti-berlusconiana continuano. E ieri, chiudendo la festa del Pd a Torino, Pierluigi Bersani ha chiesto con forza ad Antonio Di Pietro e a Nichi Vendola «un'assunzione di responsabilità» rispetto al progetto del Nuovo Ulivo. All'interno del quale il segretario è deciso a cooptare anche i centristi di Casini puntando su due possibili collanti: la difesa della Costituzione e una nuova legge elettorale.