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Questo articolo è stato pubblicato il 15 settembre 2010 alle ore 18:17.
L'Italia sull'uso del burqa dovrebbe seguire le orme della Francia, dove il Parlamento ha dato ieri il via libera definitivo alla messa al bando del velo integrale islamico nei luoghi pubblici. A dirlo il presidente della Camera, Gianfranco Fini, nel corso della presentazione del libro di Marco Angelelli «Benvenuto nuovo cittadino italiano - Guida alla Costituzione per cittadini stranieri»
«Quello che ha deciso il parlamento francese in ordine al divieto del burqa - ha detto Fini - credo sia non soltanto giusto, ma opportuno e doveroso in ragione di un valore che è quello della nostra carta costituzionale in relazione alla dignità della donna che non può essere sottoposta a violenze o a comportamenti indotti da gerarchie diverse da quelle della legge».
Una chiara presa di posizione, mentre la Lega Nord ha fatto sapere, per voce del capogruppo alla Camera, Marco Reguzzoni, che il gruppo presenterà venerdì 17 settembre un disegno di legge esattamente identico alla legge dello Stato francese. «Sarebbe giusto approvare, anche nel nostro Paese, un provvedimento uguale: in tal modo risulterebbe molto più difficile per la Commissione europea contestarne la validità e i principi».
In realtà il Parlamento sta già esaminando otto proposte di legge, che vietano in modo esplicito di indossare burqa e niqab, compresa una del leghista Cota (prevede anche l'arresto fino a 2 anni e un'ammenda fino a 2mila euro per i trasgressori) . Quasi tutte, in un solo articolo, chiedono la modifica dell'articolo 5 della legge 152/1975, relativo al divieto di indossare caschi o indumenti che rendono difficoltoso il riconoscimento delle persone. Entrando nei particolari questo articolo vieta di indossare caschi e «qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, in luogo pubblico o aperto al pubblico, senza giustificato motivo. Il divieto si applica anche agli altri indumenti». Dunque anche a burqa e niqab.