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Questo articolo è stato pubblicato il 16 settembre 2010 alle ore 14:36.
Nessuno scambio con l'opposizione tra la legge elettorale e il lodo Alfano. Con il Pdl deciso ad accelerare, per garantire uno scudo processuale al premier Silvio Berlusconi, non prima però di aver raggiunto un'intesa con i finiani che comunque non sembra lontana. Una precisa road map che è stata tracciata oggi in un vertice del Pdl, a Palazzo Madama, tra il guardasigilli Angelino Alfano, i capigruppo di Camera e Senato, Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri, con il vice Gaetano Quagliariello, l'avvocato del premier, Niccolò Ghedini e il presidente della commissione Affari costituzionali, Carlo Vizzini.
Una riunione interlocutoria che è servita a fissare i prossimi obiettivi alla ripresa delle votazioni. Che ricominceranno mercoledì 22 settembre in commissione Affari costituzionali.«Ci confronteremo in primo luogo nella maggioranza - spiega Gasparri al termine della riunione - prima di assumere decisioni definitive su un provvedimento all'esame delle aule del Parlamento». Anche se ieri lo stesso Gasparri, durante la capigruppo, ha chiesto che il ddl sia rapidamente calendarizzato in aula. Mentre il leader della Lega, Umberto Bossi, ostenta ottimismo. «I numeri ci sono, il lodo si può fare».
Il punto è ovviamente il confronto con i finiani, il cui voto è indispensabile per assicurare il via libera al provvedimento. Anche perché Gianfranco Fini ha fatto chiaramente capire al premier che sullo scudo processuale vuole poter dire la sua. Sul tavolo i nodi sono sostanzialmente tre: l'estensione ai ministri (su cui si sono registrati anche i mal di pancia dell'Udc e dei democratici); la possibilità di sospendere il processo anche per reati precedenti all'assunzione dell'incarico (su cui Fli ha espresso parecchie perplessità) e la facoltà di avvalersi o meno dello scudo. Tassello, quest'ultimo, che sta molto a cuore all'opposizione e che i berlusconiani sarebbero disposti ad accogliere pur di vincere le resistenze del centro-sinistra.
La parola passa quindi ai pontieri delle due sponde del Pdl che dovranno cercare una mediazione soddisfacente in grado di assicurare un iter rapido al provvedimento. Anche perché, trattandosi di un testo di revisione costituzionale, il ddl dovrà passare in doppia lettura alla Camera e al Senato e qualsiasi ostacolo potrebbe allungare i tempi. Creando non pochi grattacapi al premier anche in vista del pronunciamento della Consulta (il 18 dicembre) sul legittimo impedimento, l'unico scudo del premier rispetto ai tre processi in cui è imputato, che rischia di incappare nella bocciatura dei giudici.