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Questo articolo è stato pubblicato il 18 settembre 2010 alle ore 08:03.
STOCCOLMA - Il simbolo è una margherita blu e gialla (i colori nazionali di Svezia) piegata leggermente dal vento. Si chiamano Sverigedemokraterna o più semplicemente Sd. Sono i "democratici svedesi", ma con la famiglia dei partiti europei di centrosinistra non hanno niente a che fare. Il leader ha la faccia da bravo ragazzo e gli occhiali da nerd. Jimmie Akesson, 31 anni, è lo spauracchio delle elezioni politiche di domani. Anche la super tollerante Svezia potrebbe avere per la prima volta un partito nazionalista, populista e anti immigrazione al Riksdag, il parlamento del regno di Carlo XVI Gustavo.
Lo spot televisivo dei democratici svedesi è da manuale di comunicazione politica. Una vecchietta si avvicina lentamente allo sportello per ritirare la pensione. Alle spalle arriva un gruppo di vocianti donne in burqa. La pensionata svedese è spaventata, prova ad accelerare, appoggiandosi al suo girello. Le musulmane, con le carrozzine piene di neonati, la superano, la travolgono, approfittano dello straordinario welfare state svedese. Il messaggio è chiaro: la pensione prima o poi non ci sarà più. I democratici sognano la fine del progetto multiculturale svedese e immaginano un paese culturalmente più omogeneo. Meno Ibrahimovic, più Johansson.
L'allarme è più sui giornali stranieri che nelle preoccupazioni degli svedesi. Siamo comunque in Svezia, un paese civile, ordinato, organizzato. I nazionalisti non urlano, non sbraitano, non sembrano teppisti. In piazza Sergel, nel pieno centro di Stoccolma, stanno fianco a fianco ai comunisti ortodossi, accanto ai verdi, di fronte ai partiti di governo, ai socialdemocratici, agli ex comunisti. Tutti insieme nella stessa piazza a distribuire volantini, a fare comizi, a convincere gli indecisi che a due giorni dal voto sono ancora un milione e mezzo (in un paese di 9 milioni di abitanti). Nessuno screzio, niente facce tese, zero urla. Un paio di poliziotti fanno stancamente il giro di ricognizione della piazza. Davanti ai gazebo di legno, uno per partito, si formano capannelli di persone. Immigrati turchi e di origine africana si fermano a discutere con politici e militanti. Molti ragazzi. I bambini chiedono le caramelle sponsorizzate. Le telecamere e i giornalisti si posizionano soprattutto davanti alla casupola dei nazionalisti, anche perché sono stati esclusi dal dibattito finale trasmesso ieri sera dalla televisione. Il leader Akesson ha organizzato un comizio volante davanti la sede della tv di stato per seguire, rispondere e commentare dal vivo il dibattito che ha seguito su uno schermo gigante.