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Cresce l'allarme sui giocattoli tossici made in China. Uno su quattro non è a norma

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Questo articolo è stato pubblicato il 21 settembre 2010 alle ore 07:59.

Luca Zaia, governatore del Veneto, li ha sommersi di lodi. I finanzieri di Treviso ieri hanno sequestrato 250mila giocattoli tossici made in China, la marea di prodotti contraffatti e privi di marcatura Ue, stava per inondare il Nord-Est. Ma il copione, nell'arco della giornata, si è ripetuto nelle Marche e in galleria, a Milano. Del resto, le analisi delle Dogane sulla merce importata per Natale (luminarie incluse), partite con il caldo, a giugno, hanno portato a un risultato che parla da solo: un giocattolo su quattro non è a norma.

Nonostante i blitz e le analisi preventive, il fenomeno dilaga. Il numero di pezzi sequestrati dalle dogane perché falsi o tossici (o tutte e due) è passato dai 468mila del 2008 ai 948.147 del 2009. Stesso discorso in Europa, con 4.963.016 pezzi tolti dal mercato nel 2008 contro i 7.226.986 del 2009. Nei primi sei mesi del 2010, tra prodotti falsi e pericolosi, sono spariti dal mercato già 313.955 pezzi (rispettivamente 124.652 e 189.303).

C'è molta attesa per l'entrata in vigore della nuova direttiva europea sui giocattoli (la 48/2009) con sanzioni più severe per tutti, dal produttore all'importatore al distributore che non rispettano la legge, e il ministero dello Sviluppo economico è all'opera sui decreti attuativi.

Che succederà? «Nel caso di Treviso, ad esempio, le sanzioni sarebbero ben più aspre – commenta Paolo Taverna, direttore di Assogiocattoli – la filiera tutta sta per essere messa a norma. Una bella rivoluzione, che va anche spiegata agli addetti ai lavori».

L'operazione della Guardia di Finanza trevigiana che ha portato a due denunce, è partita con il semplice controllo di un furgone nei pressi del casello autostradale di Venezia est. In mezzo c'erano giocattoli senza marcatura e altro materiale contraffatto, 5mila confezioni di giocattoli di case produttrici copiati. I finanzieri sono quindi risaliti alla sede della ditta, a Vedelago (Treviso), e poi ad un magazzino di Montebelluna dove erano stoccate decine di migliaia di giocattoli sprovvisti dei requisiti minimi per la commercializzazione.

«Noi di Assogiocattoli – aggiugne Taverna – abbiamo organizzato per domani un open day con 30 aziende che presentano i loro prodotti, dalle 10 alle 18 nella Fondazione Riccardo Catella, a Milano, però il pezzo forte sono le sessioni ad hoc sulla nuova direttiva e su quanto abbiamo in cantiere nella collaborazione con Dogane e ministero». «Quando nel 2009 abbiamo siglato l'accordo con Assogiocattoli – replica a distanza il vice ministro per lo Sviluppo economico con delega al commercio estero, Adolfo Urso, ricordando che nel 2009 l'export è stato di 500 milioni – volevamo offrire ai giocattoli italiani, da sempre esempio del miglior made in Italy, uno strumento in più per competere nei mercati esteri a fronte di una concorrenza molto agguerrita, specie asiatica e cinese. Quest'ultima esporta solo in Italia il 47% dei giochi che entrano nel mercato comunitario». Incluso il cofinanziamento, attraverso l'Ice, del 50% delle iniziative e dei programmi di intervento. E avverte: «Bisogna porre la massima attenzione al consumatore finale: i bambini, ai quali vanno offerti sempre prodotti di alta qualità».

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