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I tecnici rivelano perché la metropolitana di Milano non è stata affogata dall'esondazione del Seveso

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Questo articolo è stato pubblicato il 21 settembre 2010 alle ore 19:26.

«Limitazioni di percorso sulla linea M3 dovute all'esondazione del fiume Seveso». Recitano così il sito dell'Azienda trasporti milanesi e gli avvisi ai viaggiatori in metropolitana, anche se il Seveso questa volta non c'entra molto. Appellarsi unicamente alla calamità naturale non è possibile, le cause degli allagamenti di sabato scorso sulla linea gialla della metropolitana milanese vanno cercati altrove.

Sabato sera, quando la piena ormai era rientrata, a determinare l'irreparabile è stato lo smottamento del terreno in Viale Zara, all'altezza del numero 100, la sede del consiglio di zona 2. Qui, dove ormai da qualche anno ai lati della strada si è insediato il cantiere per la metro 5, la strada ha ceduto. Un'automobile è stata risucchiata nella voragine e il manto stradale è scomparso. Nel cedimento un tubo ad alta pressione collegato all'acquedotto, del diametro di circa 60 centimetri, è letteralmente esploso liberando migliaia di metri cubi d'acqua. È quanto emerge dalla relazione tecnica della sala operativa della Protezione civile regionale e dalle ricostruzioni dei tecnici sul posto, che in queste ore cercano di risalire alle ragioni che hanno determinato il disastro.

Fin dalle prime ore, infatti, si è iniziato a sospettare che la pioggia e l'ennesima esondazione del Seveso non potessero essere le uniche cause degli allagamenti nelle stazioni di Zara, Sondrio e Centrale. Anche ad agosto il fiume era tracimato, ma l'acqua non era mai entrata nelle stazioni della metropolitana gialla, di recente costruzione e – assicurano i tecnici – impermeabilizzate. L'intervento dei Vigili del Fuoco, concentrato inizialmente per chiudere una fuoriuscita di gas, non ha permesso di chiudere la tubazione in modo repentino. Per circa 6/7 ore da quel punto di Viale Zara sono fuoriuscite enormi quantità d'acqua.

«Certo è che il Seveso, da solo, non ha allagato la metropolitana in quel modo – racconta al Sole24ore.com Leonardo Cerri, responsabile della Protezione civile per il Comune di Milano -. Tutto è partito dal cantiere della metro 5, c'è un punto in cui le due linee sono collegate». Come spiega Massimo Gozzoli l'architetto che ha curato il progetto della nuova linea metropolitana, le due linee «sono unite dai passaggi pedonali, non dai binari». Quello che è certo è che in qualche punto «una travasa nell'altra», aggiunge Cerri.

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Tags Correlati: Centrale | Eugenio Barisano | Leonardo Cerri | Massimo Gozzoli | Milano | Seveso | Sondrio | Trasporti e viabilità | Zara

 

Questo è quello che emerge dalle prime ricostruzioni, ma il rimpallo delle responsabilità durerà ancora molto tempo. Nel frattempo la Protezione civile assicura che presenterà all'Atm una proposta per provvedere a una maggiore sicurezza del cantiere e delle stazioni metropolitane: «Il cantiere ha le sue idrovore, ma commisurate alla normale sicurezza del suo ambito lavorativo, in una progettazione ordinaria delle cose – specifica Cerri -. Proporremo di mettere delle idrovore fisse in più, in alcuni punti delle stazioni».

Nel frattempo i Vigili del fuoco sono al lavoro, insieme ai tecnici comunali: «Nei punti più critici – afferma l'ingegner Eugenio Barisano, dirigente del Comando provinciale dei Vigili del fuoco di Milano -, come a Sondrio che è il punto più basso, registriamo anche 5-6 metri d'acqua e fango». Le pompe di drenaggio lavorano intensamente in queste ore: lo scopo è aspirare quanta più acqua possibile per rendere prima di tutto agibile la stazione Centrale, poi le altre.

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