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Bossi corregge il tiro su UniCredit e agita il pericolo tedesco. Marcegaglia: ora un successore all'altezza

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Questo articolo è stato pubblicato il 22 settembre 2010 alle ore 15:59.

Dal mondo economico e politico si leva un coro di solidarietà nei confronti dell'ex amministratore delegato di Unicredit Alessandro Profumo. Che ieri ha lasciato la guida dell'istituto dopo una giornata lunga e convulsa. E oggi sono giunte puntuali le reazioni. La numero uno degli industriali, Emma Marcegaglia, difende scelte dell'ex ceo di Unicredit. «Conosco Alessandro Profumo da tempo, - spiega la presidente di Confindustria - credo che abbia fatto in questi anni un lavoro importante: ha unificato varie banche, ha creato una delle principali banche italiane che é anche la quinta in europa».

Quanto al futuro della banca l'indicazione di Viale dell'Astronomia è chiarissima. «Unicredit - aggiunge Marcegaglia - è una grande banca italiana internazionale e mi spiace che Profumo lasci questo incarico. Ora è assolutamente fondamentale che si scelga una persona all'altezza di guidare una grande banca così importante per il paese e le imprese. Una persona che sia all'altezza, una persona di levatura internazionale che sappia portare avanti una banca che deve essere focalizzata sui territori ma anche che mantenga la vocazione internazionale perché per tutte le imprese italiane andare a conquistare i mercati esteri é fondamentale».

Anche il presidente dell'Abi, Giuseppe Mussari, ha espresso apprezzamento per Profumo. «Non è compito dell'Abi entrare nelle scelte gestionali di una associata, ma, al di là del dispiacere per un amico, è giusto sottolineare che le banche italiane perdono con l'uscita di Alessandro Profumo un validissimo rappresentante e il comitato esecutivo dell'Abi un componente, che ha assicurato per molti anni un grandissimo contributo all'associazione». Parole pronunciate in apertura della riunione odierna del comitato esecutivo dell'Abi e accolte, si legge in una nota, «con un lungo applauso».

Le dimissioni dell'ad di Unicredit sono state poi commentate anche da altri esponenti del mondo bancario. A cominciare da Corrado Passera, consigliere delegato di Intesa SanPaolo. «Mi dispiace molto umanamente per Alessandro e per il nostro settore che perde un grandissimo professionista». E anche il numero uno in Italia di Bnl-Bnp Paribas, Luigi Abete, ha ricordato che Profumo «ha fatto una grande opera il cui risultato rimane indipendentemente dall'evoluzione professionale avvenuta».

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Anche dal mondo politico si registrano diverse reazioni dopo l'uscita dell'ad di Unicredit. A cominciare proprio dalla Lega che già nei giorni scorsi era intervenuta sulla vicenda, prima con il sindaco di Verona Flavio Tosi e poi con il governatore del Veneto Luca Zaia che avevano gridato alla «scalata ostile» dei libici. «Avevo paura che la Germania potesse mettere le mani sulla banca, ma poi ho visto che non hanno i numeri», commenta Umberto Bossi conversando con i cronisti a Montecitorio. Il leader leghista disapprova le dimissioni «al buio» di Profumo («non si fanno dimissioni al buio, prima bisogna trovare il sostituto»), e guarda a Giuseppe Guzzetti, presidente Acri e Fondazione Cariplo, come cavaliere bianco che «riorganizzi la difesa». Se c'è un minimo di azione intelligente da parte delle fondazioni, è la riflessione di Bossi, «i tedeschi non ce la possono fare. Spero che le fondazioni non stiano con le mani in mano e che si organizzi una difesa». I soldi? «A parte che ce li hanno - replica il leader leghista - bastano i numeri, più che i soldi».

Sulle dimissioni di Profumo è intervenuto anche l'ex premier Romano Prodi. Che, ai microfoni di Radio 24, ha voluto smentire l'immagine dell'ex amministratore delegato di Unicredit come banchiere del Pd. «Profumo - dice Prodi - è sempre stato un manager di classe. Nessuno del Pd ha mai dettato niente né chiesto alcunché ad Alessandro Profumo». Quanto alla partecipazione dei libici all'azionariato della banca, il Professore spiega che «si è fatto molto rumore per nulla. Se una banca è multinazionale e se dentro il suo capitale ci sono dei fondi sovrani questo non porta alcun problema, in tutte le grandi banche mondiali c'è la presenza di fondi sovrani». Più critico, però, Prodi si mostra sul ruolo delle fondazioni. Che, secondo l'ex premier, «devono stare fuori dalle banche».

All'analisi di Bossi segue poi il commento piccato del viceministro Adolfo Urso. La Lega Nord, sottolinea l'esponente di Fli, «ha fatto da cavallo di Troia al predominio straniero nella più grande banca italiana. Ora non pianga sul latte versato». Nell'opposizione, poi, sono in molti a ritenere che la sensibilità del Carroccio verso il destino dell'istituto nasconda precisi interessi. Secondo Matteo Colaninno (Pd), nella vicenda delle dimissioni di Profumo, «ci sono state pesanti interferenze della politica, a partire dalla Lega». In molti ricordano la frase di Bossi che , pochi mesi fa, preannunciava che la Lega avrebbe «occupato le banche». Massimo Calearo,l'ex presidente di Federmeccanica e ora nella pattuglia dell'Api di Rutelli, la vede così. «È palese che tramite le fondazioni una certa politichetta di parte che si chiama Lega vuole mettere le mani sul tesoretto delle fondazioni».

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