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Questo articolo è stato pubblicato il 23 settembre 2010 alle ore 19:44.
Portare in aula alla Camera la riforma dell'università martedì 5 ottobre, prima dell'inizio della sessione di bilancio: è l'obiettivo di Paola Frassinetti, Pdl, relatrice del Ddl Gelmini in commissione Cultura a Montecitorio, dove ieri, alla presenza del presidente la piediellina Valentina Aprea, sono iniziate le audizioni sul provvedimento. A essere ascoltati sono stati: Confindustria, Crui, Cun e il consiglio nazionale degli studenti universitari.
Gli emendamenti dovrebbero essere presentati entro il 30 settembre, dopo aver sentito anche i ricercatori in protesta, forse martedì prossimo: «conosciamo bene il problema», ha sottolineato al Sole24ore.com Frassinetti, che ha annunciato l'intenzione del governo di procedere a nuove assunzioni per il ruolo di professore associato. Pensiamo, ha detto, «a concorsi nell'arco di 5-6 anni per sistemare 9-10mila persone», che è poi, ha aggiunto, «la reale platea dei ricercatori con i requisti per poter essere stabilizzati, visto che dei 26mila esistenti, secondo le stime, una parte sono sulla via della pensione e gli altri sono troppo giovani».
La riforma dell'università «è un treno che non va perso», ha commentato il presidente della conferenza dei rettori, Enrico Decleva, che ha apprezzato le aperture (ieri di Tremonti), oggi del governo di cercare soluzioni al problema dei ricercatori, che, ha ricordato, «in questi anni hanno ampiamente contribuito a garantire la qualità e il funzionamento degli atenei». Giudizio positivo sul Ddl Gelmini è stato espresso dal vice presidente di Confindustria per l'Education, Gianfelice Rocca, che ha sottolineato come il provvedimento, dopo le modifiche apportate a luglio a palazzo Madama, piaccia al mondo delle imprese, anche se, ha aggiunto, l'università italiana necessita ancora di «urgenti riforme strutturali per evolvere in direzione più meritocratica e competitiva».
Sulla necessità di portare il Ddl al traguardo è d'accordo anche il presidente del Cun, Andrea Lenzi, per il quale il nodo risorse resta tuttavia cruciale: «l'università vuole qualità ma per giudicare la qualità ci vogliono risorse». A partire dal fondo di finanziamento ordinario che deve essere almeno stabile: «intorno a 7,2 miliardi l'anno - ha rilanciato Lenzi - con un piccolo incremento percentuale, 2%, di anno in anno». Resta critico il giudizio del Pd: «Intanto - ha spiegato la capigruppo in commissione Cultura alla Camera, Manuela Ghizzoni - mancano le risorse sulle quali, al netto della dichiarazione di Tremonti, non abbiamo certezze. E poi a guardare il merito, questo Ddl è un annuncio di riforma perchè questioni importanti come la valutazione o il diritto allo studio vengono rinviate a una legge delega». Contrarietà anche sull'iter della legge, che dovrebbe approdare in aula il 5 ottobre: «liquidarla in due settimane - ha concluso Ghizzoni - è lesivo del lavoro dei deputati».