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Questo articolo è stato pubblicato il 23 settembre 2010 alle ore 17:00.
Il procuratore di Parma Gerardo La Guardia ha chiesto venti anni di reclusione per Calisto Tanzi, al termine della requisitoria al processo sul crac del gruppo di Collecchio. La Procura ha chiesto 12 anni di reclusione per Giovanni Tanzi, fratello di Calisto, nove anni e sei mesi per Fausto Tonna, a cui sono state riconosciute le attenuanti generiche equivalenti, sette anni e sei mesi per Domenico Barili, ex direttore marketing, sei anni per Luciano Silingardi, ex componente esterno del Cda di Parmalat finanziaria.
Inoltre, sei anni sono stati chiesti per Paolo Sciumè, sei anni per Camillo Florini, ex manager del settore turistico, quattro anni per Giuliano Panizzi, quattro anni per Mario Mutti, quattro anni per Davide Fratta, tre anni per Paolo Compiani, cinque anni per Rosario Lucio Calogero, cinque anni per Fabio Branchi, cinque anni per Giovanni Bonici, ex Parmalat Venezuela ed ex amministratore di Bonlat, quattro anni per Enrico Barachini, due anni per Alfredo Gaetani, due anni per Sergio Erede.
La parte finale della requisitoria è stata condotta dal procuratore capo Gerardo Laguardia. «La pena deve essere adeguata e questa è inadeguata». Così l'avvocato Fabio Belloni, uno dei legali di Calisto Tanzi ha accolto la richiesta di 20 anni di reclusione per il suo assistito avanzata dalla procura di Parma nell'ambito del processo per il crac della Parmalat.Tuttavia, ha continuato Belloni: «Me l'aspettavo visti i risultati di Milano», dove Tanzi è stato condannato in secondo grado a 10 anni di reclusione nel processo per aggiotaggio sui titoli del gruppo fallito nel 2003.
«Certamente se noi diamo uno sguardo al planning delle pene e cioé guardiamo a dei criteri proporzionali in base ai quali questa proposta è stata fatta notiamo una certa disparità», ha proseguito Belloni. Inoltre, «se poi guardiamo indietro alla storia del processo vediamo ulteriori elementi di discrasia e quindi dovremmo anche capire bene che cosa sia successo in questi anni e quali siano le singole responsabilità individuali per calibrarle meglio, ovviamente mi riferisco alla calibratura della posizione di Calisto Tanzi», ha concluso il legale dell'ex patron della Parmalat.
«La pena è giusta secondo me, non si parla di pene esemplari. Le pene devono essere correlate a quella che è l'entità dei fatti e questo è stato il fatto più clamoroso che si è verificato nel XX secolo e all'inizio del XXI secolo e la pena richiesta sembra adeguata». Così il procuratore capo di Parma, Gerardo Laguardia, ha commentato la richiesta di condanna a 20 per Calisto Tanzi nel processo per la bancarotta del gruppo Parmalat. «Noi siamo fiduciosi di aver lavorato bene e ci aspettiamo che il tribunale dia atto del nostro lavoro e quindi confermi le nostre richieste, il che sarebbe motivo di soddisfazione professionale», ha aggiunto Laguardia.