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Questo articolo è stato pubblicato il 24 settembre 2010 alle ore 15:53.
Il risarcimento danni riconosciuto alla Cir da parte del tribunale di Milano di 750 milioni di euro in secondo grado potrebbe ridursi del 30-35% ovvero tra i 260 e i 310 milioni di euro. Se i giudici della Corte d'Appello di Milano dovessero confermare la sentenza di primo grado e accogliere completamente l'esito della perizia affidata a Luigi Guatri, Maria Martellini e Giorgio Pellicelli allora il risarcimento danni alla Cir per la vicenda nota come Lodo Mondadori potrebbe risultare più basso di quello riconosciuto in primo grado dal giudice Raimondo Mesiano.
Nella loro consulenza i periti non hanno preso in esame i 750 milioni di euro riconosciuti come danno complessivo a Cir, ma solamente i 236,5 milioni considerati da Mesiano come il divario tra il valore degli asset oggetto della transazione tra il 1990 e il 1991. A questa somma, secondo quanto ricostruisce Radiocor, i consulenti hanno sottratto alcune cifre, 44,5 milioni come differenza di valore oggettiva, 47,5 milioni perché frutto di una integrazione non motivabile, o motivabile solo in minima parte, e poi hanno riscontrato un errore di calcolo da parte del giudice di primo grado.
In pratica, dal danno fondamentale bisogna sottrarre il 18,8%, a cui va aggiunto l'errore di calcolo che fa salire la forchetta da detrarre ai 236,5 milioni tra il 22,1% e il 24,4%. Tuttavia, alla luce del fatto che il danno complessivo era di 750 milioni, questa cifra andrebbe ribassata tra il 30 e il 35% qualora anche la Corte d'Appello ravvisasse che la Cir ha subito un danno e se volesse accogliere totalmente la perizia depositata oggi. Infatti, alla luce della riduzione del danno fondamentale tra il 22 e il 24% andrebbero ricalcolati gli interessi e fattori come il cambio e la rivalutazione della moneta, portando così lo "sconto" sulla cifra dei 750 milioni tra il 30 e il 35 per cento.
La nota di Cir. «Cir e i propri legali, Vincenzo Roppo e Elisabetta Rubini, prendono atto con soddisfazione dell'esito della parte sostanziale della CTU (Consulenza Tecnica d'Ufficio), che riconosce come gli oggettivi valori delle aziende implicate nella transazione del 1991 siano variati solo marginalmente rispetto a quelli dell'anno precedente. Risulta in questo modo confermato che l'enorme divario registratosi in danno di CIR tra i termini economici della transazione e quelli negoziati in precedenza è dipeso dall'ingiusto annullamento del Lodo Mondadori, ottenuto per via di corruzione giudiziaria». E' quanto si legge in una nota della Cir. «Altri passaggi della CTU risultano invece fortemente opinabili. CIR e i propri legali si riservano di approfondirli in vista della loro ferma contestazione nelle sedi e nelle fasi appropriate, sotto il profilo sia del merito sia dell'estraneità all'oggetto del quesito. CIR e i propri legali sono fiduciosi che la causa si avvii verso una conferma delle buone ragioni della società anche in appello».