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Questo articolo è stato pubblicato il 27 settembre 2010 alle ore 08:05.
Quasi un milione e mezzo di professionisti alla finestra. Gran parte dei quali ad aspettare l'aggiornamento di tariffe ferme anche a vent'anni fa. Per altri, invece, la sfida è quella di riuscire a ottenere per la prima volta i valori di riferimento. Tutti confidano di avere la stessa sorte dei commercialisti, che attendevano da sedici anni di veder aggiornate le loro tariffe e alla fine ci sono riusciti. Storia di questi giorni. Certo, c'è da considerare che il decreto Bersani del 2006 ha scombinato le carte delle categorie in lista d'attesa, perché l'abolizione degli onorari minimi ha spesso costretto a rimettere mano a lavori già fatti.
È il caso, a esempio, dei biologi: «Il nostro tariffario risale al 1993 – spiega Ermanno Calcatelli, segretario dell'Ordine nazionale – ed è stato annullato dal decreto Bersani perché prevedeva compensi al di sotto dei quali non si poteva scendere. A novembre, però, si terranno le elezioni del nuovo consiglio, il quale rimetterà mano agli onorari. L'annunciata riforma Alfano, infatti, ha fatto capire di voler reintrodurre le tariffe minime».
L'elenco di chi chiede l'abrogazione del decreto Bersani su questo punto è comunque lungo, a cominciare dagli avvocati. Ai quali proprio non va giù la spinta alla concorrenza al ribasso, con la ricaduta in termini di qualità della prestazione professionale, determinata dalla cancellazione dei minimi. La commissione tariffe del Consiglio nazionale forense, dal canto suo, sta lavorando da tempo alle nuove tabelle, il cui ultimo aggiornamento risale al 2004. Il lavoro non sarà brevissimo anche perché Guido Alpa, vertice del Cnf, punta non solo sull'adeguamento degli importi, ma anche sulla trasparenza e sulla semplificazione dei meccanismi di calcolo. Sulla stessa lunghezza d'onda si muove anche il Consiglio nazionale del notariato che sta elaborando una nuova tariffa (nel 2001 si è proceduto alla semplice conversione lira/euro) che rappresenti in modo semplice, trasparente e facile da comunicare i criteri che caratterizzano l'attività notarile in modo da mantenere un elevato standard di sicurezza per i cittadini.
Più indietro di tutti, in ogni caso, sembrano essere i 10mila chimici che da un quarto di secolo tentano invano di farsi dare l'ok ministeriale ai ritocchi. «Ci abbiamo provato almeno in tre occasioni, l'ultima volta siamo arrivati a un passo dall'obiettivo, ma poi tutto si è fermato» ha ricordato Armando Zingales, presidente del consiglio nazionale dei chimici. «Per il momento – ha aggiunto – si va avanti con i valori del 1986 aggiornati all'Istat».