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Questo articolo è stato pubblicato il 30 settembre 2010 alle ore 12:29.
Umberto Bossi ci ripensa e si scusa con i cittadini romani per la sua "declinazione" dell'acronimo latino SPQR: «Chiedo scusa se ho offeso qualcuno», ha detto il senatur, conversando con i cronisti uscendo da palazzo Madama, dopo l'intervento del premier. Bossi ha sottolineato che la sua «era solo una battuta» e che le sue parole sono state oggetto di «strumentalizzazioni politiche».
E riferendosi alla mozione di sfiducia presentata contro di lui, il Senatur si è detto ottimista, dicendosi «sicuro» che il governo non cadrà e andrà avanti. In fondo, ha ribadito il ministro delle Riforme, «era semplicemente una battuta».
Per il coordinatore del Pdl e ministro dei Beni e attività culturali, Sandro Bondi, le scuse di Bossi testimoniano che il numero uno della lega è «non solo un leader politico autorevole, ma anche un galantuomo». Giudizio opposto dall'opposizione. «Le scuse di Bossi sono tardive, poco convinte e assolutamente insufficienti e non risolvono in alcun modo il problema della violenza verbale della Lega e dei quotidiani attacchi all'unità nazionale, alle istituzioni ed alla Costituzione», ha replicato il presidente del gruppo Idv alla Camera Massimo Donadi.
Le esternazioni del leader del Carroccio gli hanno però creato qualche "problema" domestico. La sua ingiuria contro i romani ha trovato il secco dissenso della moglie perchè la signora Bossi, a parte le sue origini siciliane, è una «sorcina» di antica data, cioè una fan di Renato Zero, come ha rivelato il figlio Renzo, intervistato per Rds da un «finto» Renato Zero. (Cl. T.)