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La marina italiana raddoppia le navi e libera un peschereccio iraniano

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Questo articolo è stato pubblicato il 30 settembre 2010 alle ore 18:43.

La Marina militare italiana intensifica le operazioni contro i pirati somali. La fregata Libeccio ha catturato il 29 settembre dieci pirati che si erano impossessati di un peschereccio iraniano con sette uomini d'equipaggio. E' bastata la minaccia da parte della nave militare di usare le armi, e il volo dell'elicottero imbarcato, per dissuadere i pirati.

L'operazione ha preso il via la sera del 28 quando la nave Libeccio, che navigava a 83 miglia dalla costa del Kenia in pattugliamento nell'ambito della missione antipirateria Ue Atalanta ha intercettato un tipico cargo "dhow" battente bandiera iraniana con presunti pirati a bordo. L'imbarcazione è stata inseguita fino a quando i sospetti, alle prime luci dell'alba, è apparso evidente l'equipaggio (comandante iraniano e sei pachistani) erano stati sequestrati da un gruppo di pirati. E' a questo punto che la nave militare, dopo aver accostato il peschereccio, ha lanciato una serie ripetuta di avvertimenti, i cosiddetti 'warning shot' nei quali si avverte dell'imminente uso delle armi.

La minaccia è risultata determinante per indurre i pirati a buttare le armi in mare e ad arrendersi "consegnandosi" al comandante del "dhow"che li ha legati e isolati a poppa. Nave Libeccio ha quindi continuato a scortare il peschereccio, ma nessun militare è salito a bordo, anche a causa delle proibitive condizioni del mare. Sono in corso i contatti con le autorità dei Paesi rivieraschi per stabilire dove portare i pirati. Probabilmente in Kenya dove il governo di Nairobi ha un accordo con la Ue che consente di avviare processi come quello conclusosi ieri al tribunale di Mombasa con la condanna a cinque anni di reclusione di 11 pirati colpevoli dell'arrembaggio al mercantile "Safmarine Asia''compiuto nell'aprile dello scorso anno al largo delle coste keniane e poi catturati dalla fregata francese Nivose.

La scorsa settimana altri sette pirati somali erano stati condannati in Kenya a 5 anni di prigione. Alla fregata Libeccio , che da fine luglio è inserita nella flotta europea, si affiancherà da domani nell'Oceano Indiano un'altra nave italiana, la fregata Bersagliere che fa parte del dispositivo navale messo in campo dalla Nato nell'ambito dell'operazione Ocean Shield. .

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Tags Correlati: Italia | Kenya | Marina Militare | Michele Scandroglio | Nato | Ocean | Oceano Indiano | PDL | World Peace Foundation

 

Di pirati si discuterà pesto anche nel Parlamento di Roma dove verranno dibattute quattro proposte di legge firmate da esponenti del PDL che puntano a legalizzare anche sui mercantili italiani l'impiego di guardie armate private anti-pirateria. Un sistema già adottato dagli Usa, dai britannici e dalla Spagna (la Francia invece imbarca squadre di militari a difesa dei mercantili) fornendo ottimi risultati l'ultimo dei quali riguarda il peschereccio spagnolo Albacan che il 4 marzo scorso ha potuto respingere l'arrembaggio di pirati armati di kalashnikov e lanciagranate.

Secondo i firmatari delle quattro proposte depositate dal Pdl in Parlamento, anche l'Italia deve muoversi in questa direzione anche per "evitare che i nostri mercantili si immatricolino presso altri Stati" spiega il parlamentare del centrodestra Michele Scandroglio che sottolinea come avere a bordo scorte armate a difesa del carico non avrebbe alcun costo per le casse dello Stato, dal momento che a coprire le spese sarebbero unicamente gli armatori. Una differenza non irrilevante tenuto conto che i costi vivi per l'impiego nell'Oceano Indiano di una fregata italiana ammontano a oltre tre milioni di euro al mese.

Benché rispetto all'anno scorso gli abbordaggi dei pirati si siano ridotti sensibilmente nelle acque somale e nel Golfo di Aden (grazie anche alla presenza di una flotta internazionale composta da oltre due dozzine di navi da guerra) sembra che i pirati siano in fase di riorganizzazione per colpire in aree lontane da quelle pattugliate dalle flotte militari, spostando il tiro verso le acque delle Seychelles, della Tanzania, Mozambico e Sud Africa. Secondo un rapporto del World Peace Foundation , l'area marittima africana a rischio pirateria è passata da 205 mila a 2,5 milioni di miglia quadrate. Impossibile e costosissimo pattugliare aree così estese e per tempi prolungati con navi militari. Più efficace e conveniente imbarcare guardie professionali e ben armate in grado di respingere gli arrembaggi.

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