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Platini lancia l'allarme: i conti del calcio peggiorano

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Questo articolo è stato pubblicato il 03 ottobre 2010 alle ore 16:20.

Nel maggio del 2008, alla vigilia della finale di Champions fra Manchester United e Chelsea, rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano un parere sul match, Michel Platini, eletto presidente dell'Uefa da poco più di un anno, gelò tutti. Nessun commento tecnico. Nessun salomonico buon auspicio. «Spero di non vedere più una partita come questa. Dal calcio va estirpato il principio che chi fa più debiti vince». Disse più o meno questo Monsieur Platini, che sul prato di Mosca vedeva agitarsi, evidentemente, non 22 atleti in casacche red devils e blues, ma il buco di due miliardi generati dai team.

Quel pomeriggio in pochi credevano che facesse sul serio. Dopo due anni, però, il fair play finanziario è diventato l'architrave del calcio europeo. Una battaglia, etica prima che finanziaria, come piace etichettarla a Roi Michel, che un giorno potrebbe condurlo dritto al vertice della Fifa.


Presidente Platini, qual è oggi lo stato di salute del calcio europeo?
Il calcio europeo nel suo complesso non sta molto bene. Già l'anno scorso avevamo indicato una situazione difficile dove la metà dei club di prima divisione accumulava perdite. Da una prima analisi dei conti 2009 il dato non sembra essere migliorato, anzi le perdite stanno aumentando a conferma che un intervento energico sia diventato ormai indispensabile. Si tratta di una situazione che colpisce club in tutte le 53 federazioni.


In primavera il board della Uefa ha dato il via libera alle nuove regole sul pareggio fra costi e ricavi. Quale sarà il calendario? C'è chi vocifera già di un rinvio degli impegni.
I nuovi criteri del fair play finanziario si inseriscono nel più ampio contesto del sistema delle licenze entrato in vigore più di sei anni fa. Un maggiore monitoraggio dei club inizierà già l'anno prossimo e verrà condotto sotto la supervisione della commissione di controllo finanziario presieduta da Jean-Luc Dehaene. La norma che invece prevede il pareggio fra costi e ricavi verrà monitorata per la prima volta durante la stagione sportiva 2013/14. I bilanci che verranno esaminati saranno quelli chiusi nel 2012 e nel 2013. È importante quindi che i club comincino a mantenere i costi sotto controllo da subito se non vogliono trovarsi in grave difficoltà fra un paio di anni. I controlli da parte della commissione saranno molto rigidi e sono già cominciati. Basti pensare alla recente esclusione dall'Europa League del Mallorca per il non rispetto dei criteri finanziari previsti dal sistema delle licenze.

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Tags Correlati: Chelsea | Corte di Giustizia | Europa League | Jean-Luc Dehaene | Manchester United | Michel Platini | Michel Roi | Nba | Sport | Stadi | Uefa

 


È davvero convinto che un giorno sarà possibile non vedere più squadre super indebitate dominare il calcio continentale?
Si, senz'altro. È per questo motivo che abbiamo modificato le regole finanziarie così rapidamente. È la volontà di tutti: le associazioni nazionali, le leghe e gli stessi clubs, per non parlare dei tifosi che in alcuni paesi si sono mossi in massa contro le iniziative speculative di alcuni presidenti.


Alla luce dei fatti, la sentenza Bosman è stata una fortuna o una sventura per i club d'Europa?
La sentenza della Corte di giustizia europea risale a molto tempo fa e abbiamo avuto 15 anni per imparare a conviverci. Come sempre capita in situazioni del genere, alcuni ne hanno tratto vantaggio e altri no. La sentenza giunse in un momento in cui tutte le organizzazioni sportive erano più chiuse in se stesse e predisposte alla reazione piuttosto che all'azione, mentre ora siamo molto più preparati ad anticipare decisioni di questa natura.


Sempre in ottica di far play, la Uefa ha intenzione di riequilibrare dal punto di vista degli incentivi economici Champions ed Europa league?
Crediamo di aver raggiunto un buon equilibrio relativamente alla ridistribuzione dei proventi economici. Se il riequilibrio degli incentivi migliorasse le cose, e i club fossero d'accordo, in futuro potremmo prendere in esame questa ipotesi.


Le nuove griglie di accesso ai gironi della Champions per favorire i club campioni nazionali, che lei ha voluto, stanno dando buoni frutti?
Posso affermare che la scorsa stagione è stata un successo. Il numero di campioni nazionali (18) presenti nella Champions e il numero di Paesi rappresentati (18) sono stati i più alti degli ultimi anni e, inoltre, otto club hanno esordito in Champions League.


Si evoca la creazione di una superlega europea sul modello Nba per attrarre più soldi dalle tv? È plausibile?
Credo che i tifosi siano interessati innanzitutto ai campionati nazionali e solo in secondo luogo alle competizioni Uefa. Per questo motivo non la ritengo un'ipotesi plausibile nel prossimo futuro. E poi organizziamo già due competizioni che a nostro parere sono "super": la Champions e l'Europa League.


In Italia si sta discutendo molto del nuovo contratto dei calciatori. Si è sfiorato lo sciopero. Le società vogliono, in sostanza, che i calciatori partecipino di più al rischio d'impresa. È una filosofia che la Uefa condivide?
Non voglio entrare nel merito della questione specifica italiana che non conosco a sufficienza. In generale comunque condividiamo pienamente la filosofia di agganciare parte dell'ingaggio ai risultati raggiunti. Riteniamo che possa essere uno strumento molto utile per raggiungere l'equilibrio finanziario.


Stadi pieni di famiglie, tifoserie in sana competizione, bilanci integri e un calcio che svolga anche una funzione sociale ed educativa. Solo sogni?
Dalla scorsa stagione riserviamo in esclusiva a famiglie con bambini una parte dei biglietti delle finali di entrambe le competizioni per club. Ci rivolgiamo poi in maniera attiva ai gruppi di tifosi di tutta Europa, in particolare «supporters direct europe» e «football supporters europe», per stimolarli a organizzarsi in modo da far sentire la loro voce e siamo in continuo contatto con le varie istituzioni della Ue per tutelare la specificità del nostro sport e promuovere la comprensione degli aspetti sociali ed educativi del calcio. Per risponderle, dunque, non si tratta di sogni, ma di obiettivi possibili da raggiungere.

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