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La Lega rilancia sul voto. Il Pdl: meglio le urne che le alchimie dei palazzi

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Questo articolo è stato pubblicato il 03 ottobre 2010 alle ore 15:16.

La Lega è pronta a «staccare la spina» al governo fra tre setttimane, se proseguiranno conflitti, tensioni e scontri nella maggioranza tali da rendere improduttiva l'attività dell'esecutivo. Ad annunciarlo è il ministro dell'Interno Roberto Maroni in un'intervista al "Corriere della Sera". «Berlusconi - nota Maroni circa l'esito favorevole della recente verifica parlamentare sul governo - ha voluto testare ancora questa maggioranza e noi abbiamo deciso di dargli fiducia e sostenerlo ancora lealmente. Ma è difficile che così si possa durare. Ora ci diamo tre settimane di tempo per vedere se questa maggioranza ha davvero la forza di sostenere l'azione del governo. Se così non è, meglio staccare la spina. Noi avremmo voluto farlo subito e andare ad elezioni a novembre, per essere più forti da dicembre per fare le riforme. A Berlusconi l'avevamo detto ma lui ha preferito provare ancora la maggioranza».

«Il vero problema - avverte il numero due della Lega - è che per noi e per gli italiani è inaccettabile rivivere un incubo come quello del governo Prodi: trattare su ogni cosa, mediare, stare attenti agli equilibri sospesi ad ogni votazioni. È un rischio che corriamo. La nomina dei presidenti di commissioni a ottobre sarà il banco di prova. Potremo misurare in tre settimane l'effettiva lealtà di Futuro e Libertà e capiremo, se nel frattempo sarà nato il partito, se e in che modo hanno intenzione di restare all'interno di questa maggioranza».

Il Pdl, tramite i capigruppo parlamentari Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto, si dice d'accordo con Maroni: meglio «tornare alle urne contro le alchimie dei palazzi» piuttosto che «sottoporsi a un logoramento a vuoto da alleati della maggioranza». «Le parole di Maroni - dice il presidente dei senatori Pdl Gasparri - fotografano in modo oggettivo la realtà. Siamo certi che chi ha detto sì voglia sostenere il programma illustrato in modo chiaro e dettagliato dal presidente Berlusconi. I numeri poi sono chiari. Soprattutto al Senato. Non ci sono spazi per governi tecnici-golpe. Quindi avanti per governare l'italia. Ma se così non fosse, e lo si capirebbe subito, in democrazia i governi li sceglie il popolo nelle urne, non gli alchimisti nei palazzi».

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Un'interpretazione diversa giunge dal leader del Pd Pierluigi Bersani, per il quale il governo «va avanti traccheggiando. A vedere la situazione, bastano tre minuti, non c'è bisogno di tre settimane. Davanti a un paese che ha un milione di problemi sarebbero stati onesti a dirlo in Parlamento. E invece cercano di traccheggiare. Si rimettano al Capo dello Stato, così non si può andare avanti». Il Pd invece è pronto al voto, assicura il segretario.

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