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Per Bankitalia e Istat la ripresa italiana è lenta: «Diminuire le tasse e aumentare la competitività»

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Questo articolo è stato pubblicato il 06 ottobre 2010 alle ore 22:39.

Una ripresa più lenta in Italia che negli altri paesi europei e una stima di crescita per il 2010 dell'1,2% leggermente ottimistica: è questo il quadro delineato dalla staffetta delle audizioni di Istat e Bankitalia davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato in merito al nuovo strumento della Dfp, la Decisione di Finanza Pubblica.
L'Istat, con il presidente Enrico Giovannini, ha promosso il nuovo strumento per avere maggiori elementi sui conti e il bilancio in quanto «l'impostazione del documento appare coerente con il quadro di rafforzamento delle procedure di controllo della qualità dei dati di finanza pubblica delineato in ambito europeo con il nuovo regolamento Ue».

Giovannini, poi, è ha affermato che la ripresa in Italia è più «lenta» degli altri paesi europei e che poiché la caduta del Pil è stata «analoga» a quella della Germania e «molto maggiore» comparandola con Francia, Regno Unito e Spagna, questo ha comportato un aumento del «divario» con queste economie: «Questo - ha proseguito - si riflette nell'allargamento del divario rispetto a queste economie accumulato nel corso della crisi, con effetti di trascinamento anche nel 2011. D'altro canto, la previsione di una crescita del Pil pari all'1,2% fissata nella Dfp per il 2010 è coerente con il mantenimento, nella seconda parte dell'anno, con un ritmo di crescita pari a circa lo 0,4% in ciascun trimestre».

Sull'occupazione, invece, non si possono ancora definire dati certi. Per Giovannini «dall'inizio dell'anno il tasso di occupazione delle persone in età da lavoro è rimasto sostanzialmente stabile, e al netto della stagionalità, è risultato pari in agosto al 56,9%, un livello decisamente basso nel confronto internazionale».
La dinamica dei prezzi, secondo il presidente dell'Istat non deve destare preoccupazione, eccezion fatta per il ritmo di crescita su base annua di quelli dei servizi, che «dall'inizio dell'anno è rimasto costantemente al di sopra di quello registrato in Francia, Germania e Spagna e, in media, oltre mezzo punto percentuale al di sopra di quello dell'Uem».

In linea con Giovannini anche il direttore generale della Banca d'Italia, Fabrizio Saccomanni, intervenuto in audizione subito dopo il presidente Istat: «Il quadro macroeconomico resta difficile: la ripresa mostra segni di debolezza», ha detto. Inoltre, le proiezioni di crescita per l'anno in corso (1,2%) contenute nel quadro

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macroeconomico sottostante alla Dfp, secondo Saccomanni sarebbero «leggermente ottimistiche».

Il prelievo fiscale in Italia è «gravoso nel confronto internazionale», ed è importante che «i progressi nel contenimento della spesa corrente e nel contrasto all'evasione fiscale si traducano quanto prima in riduzioni delle aliquote d'imposta sul lavoro e sulle imprese e in una ripresa degli investimenti». «Il sistema fiscale italiano è caratterizzato da un elevato prelievo complessivo a carico dei contribuenti che ottemperano pienamente agli obblighi. Il cuneo fiscale sul lavoro – ha spiegato Saccomanni - è superiore di circa 5 punti alla media degli altri paesi dell'area euro, il prelievo sui redditi da lavoro più bassi e quello sulle imprese, includendo l'Irap, sono più elevati di circa 6 punti». E la spesa si conterrà anche con l'innalzamento dell'età di pensionamento. Inoltre, «l'uscita dalla crisi deve essere
un'opportunità per porre le basi per attuare riforme strutturali che accrescano la produttività e la competitività del nostro paese», come ad esempio le liberalizzazioni.

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