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Questo articolo è stato pubblicato il 06 ottobre 2010 alle ore 18:40.
Avanti tutta con il federalismo da chiudere «entro dicembre o al massimo a marzo». E domani si terrà «il primo dei Cdm nei quali il governo il darà attuazione concreta dei 5 punti programmatici su cui io mi ero impegnato nei primo di agosto» e su cui il governo ha ricevuto la fiducia dal Parlamento. Lo afferma il premier Silvio Berlusconi nel corso di una conferenza stampa a palazzo Chigi che offre al Cavaliere anche l'occasione per sottolineare che lui non ha «mai minacciato le elezioni, sono sempre stato convinto che le elezioni fossero un guaio. Gli italiani di tutto hanno bisogno meno che di una classe dirigente che litiga».
Berlusconi ha spiegato che il Cdm è stato anticipato a domani alle 8.30 perché «Tremonti ha dovuto anticipare la sua partenza per raggiungere i colleghi del G7». Dopo il federalismo si affronteranno gli altri punti del programma, ha aggiunto Berlusconi, e «finiremo con la riforma tributaria che si prolungherà nel tempo perchè il sistema italiano ha le sue radici negli anni '70 e il percorso non potrà esaurirsi in pochi interventi». Domani, quindi, il Consiglio dei ministri approverà in un unico decreto legislativo le disposizioni sul federalismo fiscale che riguardano i costi standard della sanità, l'autonomia fiscale delle regioni e delle province.
Sul federalismo interviene anche il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, che gli siede accanto. Il decreto legislativo sul federalismo fiscale che andrà domani in Consiglio dei ministri, aggiunge il titolare di via XX Settembre, «è l'ultimo di una serie di decreti a cui abbiamo lavorato ed é stato oggetto di un continuo di discussioni con Comuni, Province e Regioni». È stato un lavoro molto ampio, aggiunge Tremonti, «perché quella del federalismo è una riforma costituzionale, una grandissima riforma in atto, progressiva, molto equa e molto condivisa con Parlamento, Comuni e Regioni». Il ministro assicura poi che i dati sulla cassa integrazione «sono dati di tenuta ragionevole: comunque metteremo più soldi che abbiamo: se abbiamo dei soldi li metteremo». Poi precisa che sul piano per il Sud «abbiamo già iniziato a lavorare con i ministri Gelmini e Fitto. Pensiamo che il grande problema del Sud sia la scuola, quindi - aggiunge - opere pubbliche e scuola pubblica. Pensiamo di sottoporre al presidente del Consiglio un piano per la scuola che vuol dire edifici, investire su quello. Abbiamo i fondi. Non è un problema di soldi ma di volontà politica, impegno e missione».