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Il valzer delle commissioni: ecco perché Pdl e Lega hanno siglato la pace con i finiani

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Questo articolo è stato pubblicato il 06 ottobre 2010 alle ore 17:46.

Due sere fa davanti alle telecamere di Porta a Porta il generalissimo di Fini, Italo Bocchino, l'aveva messa giù così. «In dodici commissioni parlamentari siamo determinanti, quindi per forza devono fare i conti con noi». I conti, per la verità, dalle parti del Pdl e della Lega li hanno fatti tanto che oggi nel vertice di maggioranza è stata firmata la tregua che mantiene inalterati gli assetti delle commissioni confermando al vertice anche i finiani: Giulia Bongiorno (Giustizia), Silvano Moffa (Lavoro) e Mario Baldassarri (Finanze al Senato).

Segnali di pace per evitare un nuovo terreno di scontro anche perché, numeri alla mano, l'indicazione di Bocchino non è poi così lontana dalla realtà. Alla Camera, infatti, i finiani risultano decisivi per le sorti della maggioranza in almeno dieci commissioni su quattordici. A cominciare da quelle caldissime dell'Affari costituzionali chiamata ad esprimere il suo ok preventivo su tutti i decreti legge e dove passa in queste ore anche il possibile asse tra Pd, Udc e Fli sulla riforma del porcellum dopo l'input di Fini al presidente della commissione, Donato Bruno. Qui Lega e Pdl hanno da soli 23 voti su 48 contro i 21 dell'opposizione e i tre di Fli possono in effetti spostare l'ago della bilancia a favore dell'uno o dell'altro schieramento, ammesso che le minoranze (che qui vantano un rappresentante) continuino a votare con l'opposizione.

La pattuglia di Fli poi risulta determinante anche nell'altra commissione decisiva per le sorti della legislatura: quella della Giustizia guidata da Giulia Bongiorno. Che, insieme agli altri due esponenti di Fli, può condizionare gli equilibri. Visto e considerato che Pdl e Lega raccolgono 24 consensi (considerando anche i due voti di Noi Sud e dell'ex Udc Mannino che ha sostenuto il governo in occasione della fiducia), mentre l'opposizione è ferma a 20. Se i finiani votano con quest'ultima l'asticella arriva a 23 e se anche l'ex sottosegretario Daniela Melchiorre (tra i tre liberaldemocratici che hanno negato la fiducia al governo) conferma quell'orientamento, si registra un perfetto pareggio tra i due schieramenti. Finiani cruciali poi anche in altre otto commissioni, tra cui la Lavoro presieduta da Silvano Moffa.

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I loro voto non inciderebbero invece in tre commissioni (Finanze, Trasporti e Agricoltura). Mentre alla Bilancio la situazione è la seguente: Pdl e Lega sono a quota 22 su 46 voti, mentre l'opposizione è ferma a 19. Qui infatti bisogna fare i conti anche i due voti del gruppo misto (uno è dell'Mpa e l'altro dell'ex Api Cesario). Se quest'ultimo votasse infatti con la maggioranza, come ha fatto per la fiducia, sarebbero già 23 i voti e a quel punto i tre finiani potrebbero condizionare la partita a favore dell'opposizione solo facendo fronte comune con il deputato dell'Mpa: in quel caso infatti il match tra finirebbe in pareggio.

Al Senato, poi, la situazione è la seguente. A Palazzo Madama, la pattuglia di Fini, pur se esigua, è in grado di condizionare ben 10 delle 14 commissioni parlamentari. Lo è per esempio nell'Affari costituzionali, dove se decidesse di schierarsi con l'opposizione insieme all'Mpa sarebbero in grado di riequilibrare i 13 voti su cui possono contare Pdl e Carroccio. Come pure in commissione Giustizia, dove va in scena il medesimo copione: cruciali sì ma solo con l'Mpa di Lombardo. Mentre in tre commissioni Pdl e Lega possono fare a meno di Fli (Politiche europee, Lavori pubblici e Bilancio). In quest'ultima, Berlusconi e Bossi contano già su 13 consensi (14 considerando anche quello dell'ex Udc Cuffaro che ha voltato le spalle a Casini e appoggiato il governo per la fiducia) su 26 votii. Se anche i finiani decidessero di votare con l'opposizione (a quota 10) non riuscirebbero a modificare gli equlibri.

Poche chance di ribaltone, invece, alle Finanze, dove alla presidenza è stato riconfermato il finiano Mario Baldassarri. Che pure è stato indicato come l'ago della bilancia nella commissione bicamerale sul federalismo fiscale. Alla Finanze Pdl e Carroccio hanno da soli 13 voti, l'opposizione ne ha 10 cui va aggiunto quello della Thaler. Resterebbero fuori il voto del senatore a vita, l'ex capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi e quello di Baldassarri appunto, che è anche presidente, in grado di pesare sull'esito finale della partita solo se Ciampi votasse con l'opposizione.

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