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Questo articolo è stato pubblicato il 09 ottobre 2010 alle ore 10:50.
Raffaele Bonanni manda un messaggio a Giulio Tremonti: «prima va discussa la riforma fiscale, poi va fatto il federalismo», ha detto il segretario generale della Cisl dal palco di piazza del Popolo a Roma, durante la la manifestazione nazionale «Meno fisco per il lavoro», organizzata assieme alla Uil. «Il governo non metta il carro davanti ai buoi», ha sottolineato Bonanni, evidenziando come sia necessaria prima una discussione sul fisco e poi si «può procedere con il federalismo che non può compiersi senza riequilibrare i pesi tra coloro che hanno la ritenuta d'acconto e chi no».
Bonanni chiede all'esecutivo «risposte» («o la musica cambia», aggiunge) e non risparmia neanche l'opposizione: «Si faccia sentire di più, con meno gossip e più attenzione alla realtà». E riferendosi al recente accordo su Pomigliano, rilancia: «ben vengano 10,100, mille Pomigliano se servono a far crescere gli investimenti, l'occupazione e i salari».
D'accordo il numero uno delle Uil, Luigi Angeletti, che, davanti a una piazza colorata di migliaia di bandiere verdi e blu e riempita da oltre 100mila persone, sottolinea come sia la prima volta che il sindacato manifesti per chiedere la riduzione delle tasse: «è scandaloso che la stragrande maggioranza dei dipendenti paga più tasse dei loro datori o di quello che paga chi ha un reddito finanziario». Basterebbe, spiega, recuperare un 10% dell'evasione fiscale (in Italia, ricorda, solo l'1,5% dei contribuenti dichiara sopra i 150mila euro), per avere quei 10 miliardi per far calare il peso del fisco». Angeletti manda poi una stoccata alla Cgil: «Noi vogliamo fare una trattativa e un accordo con il governo sulle tasse, mentre non ci sembra oggi che la Cgil sia in condizioni di voler fare un'intesa». Riferendosi invece al
Nutrito il pacchetto di richieste rivolte al governo dai due sindacalisti, che spaziano dalla riduzione delle aliquote Irpef, in particolare la prima e la terza, portandole rispettivamente al 20% e al 36%, all'aumento delle detrazioni da lavoro dipendenti e da pensioni, all'equiparazione della «No tax area» per i pensionati con quella dei lavoratori dipendenti.
Da correggere, secondo Cisl e Uil, anche l'aliquota fiscale sulle rendite finanziarie, portandola dall'attuale 12,5% (un livello tra i più bassi in Europa, dicono i due sindacati), al 20%, con l'esclusione dei soli titoli di Stato, così come l'abbassamento allo stesso livello dell'aliquota sugli interessi dei depositi bancari (oggi al 27%), tradizionale fonte di risparmio per i meno abbienti. In più, riduzione del prelievo sulle imprese, più attenzione su famiglie e non autosufficienti. E sul regime fiscale agevolato sul salario di produttività, la richiesta è di migliorare l'attuale meccanismo confermando l'aliquota di vantaggio al 10%, ampliando la soglia di reddito al di sotto del quale si applica l'agevolazione ed estendendo il beneficio anche al settore pubblico.