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Questo articolo è stato pubblicato il 12 ottobre 2010 alle ore 12:40.
LONDRA - Tutti contro Rupert Murdoch: i chief executive dei maggiori gruppi televisivi e giornali britannici si sono schierati insieme contro il magnate dei media. In una lettera al ministro del Business Vince Cable, i Ceo chiedono l'intervento del Governo per impedire che Murdoch riesca a ottenere il controllo assoluto del gruppo BSkyB. E' la prima volta che gruppi dei media che rappresentano interessi e posizioni politiche diverse si alleano contro un nemico comune.
La lettera, firmata dai Ceo di Bbc, Channel 4, Guardian, Telegraph, Mirror e Mail, sostiene che permettere a Murdoch di essere padrone assoluto di BSkyB oltre che di diversi giornali gli darebbe troppo potere e limiterebbe la concorrenza e la diversità nel settore. "Il takeover proposto avrebbe conseguenze gravi e di vasta portata per la pluralità dei media", scrivono i Ceo. Il gruppo News International di Murdoch controlla i quotidiani The Times e The Sun e i settimanali News of the World e Sunday Times, che insieme rappresentano oltre un terzo della circolazione di giornali in Gran Bretagna.
News Corp, il gruppo fondato da Murdoch, ha annunciato in giugno di volere acquistare il 61% di Sky che non controlla e ha fatto un'offerta di 8 miliardi di sterline, pari a 700p per azione. BSkyB è il maggiore gruppo televisivo in Gran Bretagna, con un fatturato nell'ultimo anno di 5,9 miliardi di sterline. I ricavi globali annui della Bbc sono di 4,8 miliardi di sterline.
La Bbc intanto mantiene la promessa di "dimagrire" e tagliare i costi come imposto dal Governo: la televisione di Stato ha annunciato il licenziamento del vicedirettore generale Mark Byford, che non verrà sostituito, e l'uscita di scena di altri senior manager tra i quali la responsabile delle risorse umane e la capa del marketing. Il direttore generale della Bbc, Mark Thompson, si è impegnato a ridurre gli stipendi e ad effettuare tagli. In seguito alle polemiche sulle retribuzioni eccessive per alcune "stelle" della televisione, ha ordinato tagli tra il 25% e il 40% degli stipendi nei nuovi contratti.