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L'amore è bello finchè dura (ma da separati si pagano meno tasse)

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Questo articolo è stato pubblicato il 17 ottobre 2010 alle ore 19:19.

Tra moglie e marito, è un vecchio adagio popolare, non mettere il dito. Ma, a ben guardare certi numeri, sembra quasi che al banchetto dell'amore ci sia un convitato di pietra. Si chiama Fisco. Tutti lo conoscono. E nel mandare all'aria le storie di cuore ha una certa responsabilità, anche se indiretta. In Italia, dicono i dati Istat, si separa una coppia su quattro. E il dato continua a crescere nel tempo: in 13 anni le separazioni sono aumentate di oltre una volta e mezza (+61%).

Il punto è: difficile capire quanti di questi «addii» siano fittizi e combinati solo per pagare meno tasse. Lasciati in un cantuccio i sentimentalismi, potrebbe essere solo una questione di vile pecunia. Nel sottile gioco tra detrazioni sì e detrazioni no, in un contesto in cui la necessità di dare un taglio ai costi si avverte nel quotidiano, una famiglia monoreddito può risparmiare sull'Irpef. Senza poi dimenticare la possibilità di trasformare una seconda casa in «abitazione principale» con ulteriori sconti fiscali. A buttarla lì è l'Associazione per la legalità e l'equità fiscale (Lef): «vi sono coppie che si dividono sulla carta per pagare meno Irpef, ma anche coppie che vivono insieme, ma non si uniscono in matrimonio per non perdere vantaggi fiscali o comunque legati ai servizi sociali». Condizione necessaria e sufficiente è che l'importo del reddito unico sia significativo per determinare il risparmio di imposta.

Qualche esempio aiuta a comprendere la portata del fenomeno: nel caso di una famiglia con due figli e un imponibile monoreddito di 80mila euro il risparmio può arrivare fino a 5mila euro. Prima della separazione il marito pagava imposte per 29.170 euro. Se invece attua una finta separazione nella quale dichiara di dare un mantenimento di 20mila euro alla moglie, ridurrà il proprio carico fiscale a 60mila euro. Non solo: passando anche un assegno per i figli consentirà di riapplicare le detrazioni a carico che sopra i 75mila euro di reddito si azzerano. La famiglia di finti separati nella nuova situazione dovrà presentare due dichiarazioni: il marito su 60mila euro di reddito, la moglie su 20mila euro. Alla fine, per il meccanismo della tassazione progressiva, il risparmio sarà di 4.519 euro: dai 29.170 euro pagati in precedenza dal marito si scende ai 24.651 euro versati in modo separato dai due coniugi. Oltra ad altri benefici: la casa tenuta a disposizione potrà essere ora considerata abitazione principale, tanto che non pagherà l'Ici e otterrà anche una riduzione della Tassa sui rifiuti.

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Tags Correlati: Diritto di famiglia | Giulio Andreotti | Istat | Italia |

 

Fin qui, i ragionamenti e le ipotesi. I numeri li dà l'Istat. Nel 2008 le separazioni sono state 84.165 (+3,4% rispetto al 2007) e i divorzi 54.351 (+7,3%). Rispetto al 1995, in particolare, le separazioni sono aumentate di oltre una volta e mezza (+61%) e i divorzi sono più che raddoppiati (+101%). La durata media del matrimonio, al momento della separazione, è di 15 anni. Differenze si rilevano a livello regionale: si va da un valore minimo di 186,3 separazioni per mille matrimoni che caratterizza il Sud, a un massimo osservato nel Nord-ovest con 363,3. L'età media alla separazione è 45 anni per i mariti e 41 per le mogli. La classe di età più numerosa è quella compresa fra i 40 e 44 anni sia per i mariti (22,2% del numero totale), sia per le mogli (21,8%). Di solito il procedimento scelto dai coniugi è quello consensuale: 86,3% delle separazioni nel 2008 e il 77,3% dei divorzi. Nel 70,8% delle separazioni e nel 62,4% dei divorzi si è trattato di coppie con figli. A pensar male, diceva l'ex presidente del Consiglio Giulio Andreotti, si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.

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