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Questo articolo è stato pubblicato il 19 ottobre 2010 alle ore 09:22.
Sembra il gennaio del 2008 ma è l'ottobre del 2010. Sembra Chiaiano ma è Terzigno. Sembra una manifestazione pacifica ma alla fine volano manganellate e sassi, tanto che qualcuno va a finire all'ospedale. A quasi un anno dalla chiusura (per legge) dell'emergenza rifiuti, in Campania c'è ancora tensione. E l'immondizia torna a invadere il centro di Napoli.
Il principale fronte del dissenso è sempre la discarica di Terzigno, dove circa duecento cittadini sin dalle prime ore di ieri avevano organizzato blocchi per impedire ai camion autocompattatori di scaricare i rifiuti. Intorno alle 13, in Via Zabatta, le forze dell'ordine in tenuta antisommossa hanno effettuato cariche di alleggerimento contro i manifestanti che lanciavano sassi e bottiglie contro le camionette di polizia e carabinieri, per ostacolare il passaggio delle pattuglie che si stavano dando il cambio turno. Due poliziotti e un carabiniere hanno così riportato ferite lievi, mentre tre donne che manifestavano, a quanto riferiscono i comitati anti-discarica, risultano contuse per le manganellate al volto. Assai concitate le dinamiche degli scontri: uno dei manifestanti, secondo le testimonianze dei presenti, si sarebbe addirittura lanciato sotto una camionetta della polizia per impedire agli agenti di proseguire. «Ci siamo distesi a terra, sotto le camionette, ma siamo stati presi di forza e picchiati con i manganelli», dichiara l'avvocato Lucio Pisacane che vive in via Panoramica a Boscoreale, a pochi chilometri dal luogo degli scontri. Molto concitata anche la notte che ha preceduto gli scontri, con decine di camion pieni di rifiuti bloccati lungo la strada per lo sversatoio. Si sono così formate code fino ai caselli dell'autostrada. Proprio dell'inasprimento della tensione si è occupato tra l'altro un vertice tenutosi ieri sera in Prefettura, con i sindaci dei comuni dell'hinterland interessati dagli scontri.
I manifestanti si oppongono all'apertura di una seconda discarica a Terzigno, in località cava Vitiello, sulla quale tra l'altro sia l'Unione europea che la provincia di Napoli hanno espresso perplessità (per intenderci: siamo in pieno parco del Vesuvio). Sul tema si è espresso anche il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino che ieri ha segnalato, in una lettera indirizzata a governo, regione Campania e provincia, la «gravissima situazione che negli ultimi giorni ha seriamente compromesso il regolare funzionamento del sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani nell'ambito cittadino e provinciale». Per capirci: 520 tonnellate di rifiuti giacciono per le strade di Napoli e a queste vanno aggiunte le 600 tonnellate contenute in 80 compattatori carichi che non hanno potuto conferire. Un po' come accadeva fino a due anni fa. E cioè nel pieno dell'emergenza rifiuti. «Si tratta di un grave rischio igienico e sanitario e di un pericolo per l'ordine pubblico che richiedono l'immediato intervento delle autorità nazionali e locali», dice Iervolino.