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Berlusconi convoca l'ufficio di presidenza per le nuove regole Pdl, a rischio la tregua tra le correnti

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Questo articolo è stato pubblicato il 20 ottobre 2010 alle ore 14:32.

L'obiettivo è il via libera ai nuovi criteri per l'elezione dei coordinatori del Pdl. Così Silvio Berlusconi ha convocato a Palazzo Grazioli l'ufficio di presidenza del Pdl (guarda la mappa interattiva), con il compito di sancire le nuove regole e di stabilizzare la fragilissima tregua siglata nei giorni scorsi dalle varie correnti del partito: dall'ala di Liberamente (che fa capo ai ministri under 40 Alfano, Gelmini, Carfagna e Prestigiacomo) al correntone azzurro (da Cicchitto a Valducci), fino al gruppo degli ex An (La Russa, Matteoli e Gasparri su tutti). Sullo sfondo resta il tentativo del Cavaliere di accelerare sulla giustizia e di dare rapida attuazione ai cinque punti del programma.

Il confronto è stato voluto per esaminare le linee guida e lo schema di regolamento approntato da un gruppo di ex azzurri del Pdl capitanati dal coordinatore Denis Verdini. Nuove regole per affidare l'elezione dei coordinatori comunali ai tesserati, lasciando la designazione di quelli provinciali e regionali nelle mani degli eletti (con la possibilità per il Cavaliere di poter comunque dire l'ultima parola sui capi del Pdl nelle varie Regioni). «C'è una fase transitoria importante in cui si riordina il partito - ha detto il ministro degli Esteri, Franco Frattini lasciando l'incontro -. Si faranno regole transitorie fino ai congressi ordinari nel 2011». Dunque, ha chiarito il ministro che si è detto «molto soddisfatto», «c'è una fase di rilancio organizzativo del partito che comincia». E che parte proprio dall'accordo discusso dall'ufficio di presidenza.

L'intesa sembra quindi aver messo tutti d'accordo. Sedando, per il momento, la ribellione degli ex An rimasti nel partito, che chiedono il rispetto del criterio di divisione delle cariche tra ex forzisti ed ex aennini fissato (70/30), all'atto di nascita del Pdl. «Alla fine il Cavaliere metterà a posto tutto - si lascia andare un berlusconiano doc interpellato dal Sole24ore.com - perché non vuole più vedere un partito così lacerato».

Ma le possibili bucce di banana per il premier sono dietro l'angolo. La prima grana è rappresentata proprio dal criterio scelto per l'elezione dei coordinatori locali. La base territoriale del Pdl preme da un po' per contare di più e la soluzione messa a punto da Verdini scontenta i peones della periferia. Che continuano a sentirsi poco coinvolti. Anche perché restano di fatto fuori dalla designazione delle tessere più importanti (coordinatori regionali e provinciali che saranno indicati entro la primavera), per esprimersi solo sui coordinatori comunali. La cui nomina, sottolinea Ignazio Abrignani al Sole24ore.com, responsabile elettorale del Pdl, «avrà tempi più lunghi. Non bisogna dimenticare che il prossimo anno ci saranno le elezioni in oltre mille comuni, quindi è probabile che il rinnovo dei coordinatori comunali slitti all'estate». Insomma, una soluzione salomonica che lascia scontenta la base.

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Non è però questo l'unico nodo che cova tra le correnti del Pdl. Nella bozza è previsto che a ogni coordinatore si affianchi un vice, per assicurare piena rappresentanza anche agli ex An. Ma su questa soluzione, suggerita da Ignazio La Russa, si registrano molti mal di pancia tra i berlusconiani. I quali, guardando agli scontri degli ultimi mesi, ritengono che una duplicazione delle cariche indebolisca il partito e che, eliminandola, si possa imbrigliare meno il Pdl, e soprattutto, confida qualcuno, «marginalizzare gli ex An rimasti nel partito».

All'esame non c'è invece il cambio dei tre coordinatori (Verdini, Bondi, La Russa). Ufficialmente perché servirebbe una modifica dello statuto per introdurre il coordinatore unico e dunque i tempi sono lunghi. La verità è che un azzeramento del triumvirato sarebbe per il premier un rimedio peggiore del male, ma l'insofferenza verso i tre è palpabile. Se addirittura un fedelissimo del Cavaliere come Mario Valducci, l'ideatore del club delle libertà, arriva a invocare un congresso straordinario per modificare lo statuto e archiviare i triumviri. Anzi qualcuno, statuto alla mano, fa osservare che basterebbe un consiglio nazionale (con tempi e procedure di convocazione meno farraginose rispetto al congresso) per provare a rottamare il vecchio assetto. Insomma, tutti sono arrivati all'appuntamento con il coltello tra i denti e il Cavaliere avrà il suo bel da fare per provare a riaffermare anche dentro il Pdl la filosofia del «ghe pensi mì».

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