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Eataly, un circo troppo affollato ma il cibo è sublime dice il critico del Nyt

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Questo articolo è stato pubblicato il 20 ottobre 2010 alle ore 16:44.

«È gigante e strabiliante», «un circo massimo». Il cibo è buono. Anzi buonissimo. Ma la folla è da matti. Il New York Times dedica un'ampia recensione a Eataly, il megacentro della cucina italiana aperto a Manhattan lo scorso 31 agosto. Il critico Sam Sifton alterna osservazioni ed elogi e alla fine lo consiglia, con qualche suggerimento, per evitare di stare troppo in coda.

«Eataly offre l'Italia all'oncia» è il titolo della recensione, corredata di foto con invitante didascalia: «Se è italiano e commestibile, dovreste trovarlo da Eataly». Il centro di Madison Square Park, prima succursale americana della catena torinese di Oscar Farinetti, è un grande mercato di cibo italiano con annessi ristoranti e scuola di cucina.

Sifton si domanda se Eataly «enorme ed enormemente affollato», sia «una minaccia» o «una preghiera esaudita». «Rappresenta un passo avanti per il cibo italiano nella fascia alta dello spettro economico di New York, oppure è semplicemente un retail del mercato di massa che capitalizza sulla fama dei suoi partner più visibili, Mario Batali, Joe Bastianich e sua madre, Lidia Bastianich?». Viene incontro a chi desidera cibo fatto vicino a casa - si interroga il critico - oppure contribuisce a inquinare con le sue spedizioni aeree, pastasciutta da Napoli, prosciutto dal Friuli, fragole biologiche dalla California, dalla Florida o dal Messico? La risposta di Sifton è «sì» a tutte queste domande, «in modi diversi e gradi diversi».

Da quando ha aperto i battenti, la folla ha portato ancora più folla e, afferma il critico, «come ogni newyorchese vi può confermare, non ha senso aspettare in fila per 30 minuti nel weekend solo per entrare in un negozio. Non vendono acqua della fontana della giovinezza, ma generi alimentari».

A dire il vero, si tratta di generi alimentari «piuttosto buoni», riconosce Sifton. Dei ristoranti, "Il Pesce" secondo lui merita senz'altro una visita per il crudo di pesce, le sardine e i fritti dello chef Dave Pasternack. Ma non accettano prenotazioni ed è difficile avere un tavolo. Più facile trovare posto al ristorante "Le Verdure". C'è un'area che si chiama "La Pasta" e una "La Pizza", ma anche qui bisogna andare fuori dalle ore di punta e «la pizza di Eataly non vale il tempo passato ad aspettare».

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Il solo ristorante che accetta prenotazioni è "Il Manzo", con lo chef Michael Toscano. Sifton loda i piatti di carne, la lista vini «eccezionale», il servizio «divino». Ma il ristorante si trova in mezzo al supermercato, vicino alla scuola di cucina, i tavoli sono stretti uno accanto all'altro, insomma, «Manzo è un incubo feng shui». Tuttavia, «ci si può andare una volta».

Sifton consiglia di comprare il pranzo e cucinarselo a casa, o di fermarsi per un "eccellente" gelato, un espresso Lavazza o un bicchiere di Nardini. «Potreste trovarvi a ritornare». La scelta di pasta è «fenomenale, senza paragoni a Manhattan». E si possono comprare le salse preparate dallo chef Batali, o ingredienti «sublimi» per fare la propria salsa. E in zona verdura, c'è una «favolosa» scelta di funghi freschi. La recensione si chiude con un percorso guidato per approfittare di Eataly senza aspettare in troppe code. Niente tavolo al ristorante, meglio prendere il cestello e mettersi a fare la spesa. Si comincia con i paccheri di Gragnano e si finisce col Dolcetto.

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