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In Nba sarà duello Lakers-Heat, ma la vera sfida è evitare lo sciopero

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Questo articolo è stato pubblicato il 25 ottobre 2010 alle ore 14:44.

Il sogno dei tre anelli contro il sogno delle tre stelle. A sintetizzarla così forse si fa peccato – perché una stagione Nba ai nastri di partenza ne offre sempre mille e uno, di temi d'interesse – ma di sicuro non si sbaglia. Perché la palla a spicchi americana torna a rimbalzare con un grande interrogativo sottocanestro. Riuscirà la Miami dello stratosferico trio Wade – Bosh - LeBron James a strappare il titolo ai Los Angeles Lakers di Kobe Bryant, a caccia invece di un ‘three-peat' da favola? Il resto viene dopo, verrebbe da dire. Anche se non è davvero roba di poco conto.

Rischio sciopero – Sembrerà strano, ma nella Lega è questo il vero tema dominante. A fine stagione scade il contratto collettivo fra proprietari e sindacato giocatori. E i primi sono decisamente stanchi di versare palate di milioni di dollari nelle tasche dei secondi, che pure sono il motore primo del business. Per Billy Hunter, direttore esecutivo del sindacato (presieduto formalmente dal play dei Lakers Derek Fisher) lo sciopero per l'annata 2011-12 sembra inevitabile. E le ultime dichiarazioni del commissioner David Stern (che vale la pena ricordarlo, è a libro paga dei proprietari), non fanno immaginare scenari rosei: i proprietari chiedono un taglio del 38% dei salari, cioè circa 800 milioni di dollari sui 2,1 miliardi di stipendi pagati, e per farlo propongono contratti più brevi e meno soldi garantiti. L'alternativa ultima, ipotizza Stern, è addirittura la chiusura di alcuni team.

Numeri record – Anche perché , pur in tempi di crisi, il business dei canestri sembra tirare, eccome. La finale Lakers-Celtics 2010 ha battuto ogni record d'ascolto, gli incassi sono aumentati e, di conseguenza, anche il salary cap delle franchigie (ora di 58 milioni di dollari per squadra). Elevate anche le percentuali di abbonamenti rinnovati e i milioni di dollari (circa 100) già incassati dalla vendita di nuovi tagliandi. Di più. I Golden State Warriors sono stati venduti a 450 milioni di dollari. I Lakers, mai fossero messi sul mercato, ne varrebbero almeno 600. Ma ci sono anche franchigie che certo non se la passano bene (almeno una decina), con perdite stimate in circa 380 milioni di dollari nell'ultimo anno

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Tags Correlati: Andrea Bargnani | Billy Hunter | Carmelo Anthony | Celtics | Danilo Gallinari | Golden State Warriors | Kevin Durant | Los Angeles Lakers | Marco Belinelli | Nash | Nba | Rockets | Sport | Stati Uniti d'America | Toronto | Tottenham Hotspur FC | Yao Ming

 

Chi comanda – In questa situazione, giusto un esempio su come funzionano le cose Oltreoceano. Il nuovo owner di Washington, Ted Leonsis, da anni nell'hockey, ha dichiarato che la Nba vorrà un salary cap irremovibile, senza eccezioni che ne consentano lo sforamento. Stern, che è appunto pagato anche da Leonsis, lo ha invitato a stare al suo posto e lo ha multato di 100mila dollari per l'esternazione. Capito cosa si intende per "istituzione indipendente"?

Parola al campo - Ed eccoci sul parquet, finalmente. "Beat L.A.", è la parola d'ordine che rimbalza tra le due coste. I Lakers bi-camopioni hanno mantenuto l'impianto che ha portato al vertice Bryant e soci, allungando la panchina con Blake dai Clippers, Barnes da Orlando e lo stagionato Ratliff da Charlotte. Se il ginocchio di Kobe tiene, sono i favoriti d'obbligo. L'assalto al trono giallo viola arriva da Est. Dagli Heat del trio delle meraviglie che hanno strappato James dalla culla di Cleveland e Chris Bosh da Toronto, aggiungendoli a Dwayne Wade; e da Boston, che ai suoi "big Three" Pierce-Garnett – Allen ha aggiunto i muscoli e il carisma del 38enne Shaquille O'Neal, all'ennesimo cambio di casacca dopo aver lasciato i Cavs. E a Boston è arrivato anche ‘l'altro'O'Neal, Jermaine, sottocanestro. I trifogli hanno un'età media da matusa, ma proprio per questo saranno affamati di rivincita e voglia di trionfare

Outsider – Pochi, forse, per la conquista dell'anello. Molti, invece, per offrire un basket divertente o temi complementari alla lotta al titolo. Nell'estate che ha visto tanti free agent di lusso rifirmare per i propri team, occhio allora agli Spurs di Ginobili, Parker e del pur declinante Duncan (che dovrà far crescere il talento del brasiliano Splitter, arrivato da Vitoria); ai Mavericks di Nowitzki e ai Rockets che ritroveranno Yao Ming, seppure a mezzo servizio causa ossa fragili. Sempre a Ovest, Phoenix punta sulla rinascita di Turkoglu (arrivato da Toronto) per confermarsi in alto, ma l'addio a Stoudamire (ora ai Knicks) e le 37 primavere di Nash potrebbero pesare parecchio. Tra chi invece ha operato (e bene) sul mercato, Chicago è in prima fila, col rinnovo di Noah e l'arrivo da Utah di Boozer e Korver. E molto è lecito aspettarsi dagli Oklahoma Thunder del capocannoniere Kevin Durant e Russell Westbrook, freschi di titolo mondiale conquistato con la maglia della nazionale Usa in Turchia

Spaghetti League – Nel circus dei canestri, spazio (seppur piccolo) anche per i canestri tricolore. Il tutto, bene chiarir loda subito, ai margini della zona playoff (se tutto filerà per il verso giusto. I riflettori sono tutti per Danilo Gallinari: i Knicks orfani di LeBron (atteso ma non sbarcato a N.Y.) gli affidano un posto stabile in quintetto. Al gallo sfruttarlo da par suo, sempre che non diventi il pezzo pregiato di una trade per aggiungere un certo Carmelo Anthony da Denver all'altro pezzo da novanta Stoudamire…. Marco Belinelli ha detto addio a Toronto dopo appena un anno, e ora cercherà fortuna e minuti a New Orleans: per il Beli annata chiave, sperando di poter sfruttare al meglio il genio cestistico di Chris Paul, capace di far far canestro anche ai sassi. Andrea Bargnani a Toronto c'è rimasto, e con un ruolo sempre più importante, nella franchigia più europea della lega (si veda il ritorno del lituano Kleiza). Per il Mago i nodi da sciogliere sono i soliti: rimbalzi, aggressività e feeling tecnico con coach Triano. Per il resto, il talento basta e avanza.

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