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Questo articolo è stato pubblicato il 27 ottobre 2010 alle ore 06:38.
Arriverà dai giochi pubblici una buona parte dei 7 miliardi di euro che il governo intende recuperare con il decreto legge di fine anno. Oltre alle risorse stimate tra i 2 e i 3 miliardi che potranno arrivare dalla vendita delle frequenze digitali televisive e a quelle previste da una nuova rimodulazione dei flussi di spesa (si veda Il Sole 24 Ore di domenica) l'Economia sta mettendo a punto un pacchetto mirato sui giochi con la possibilità di portare a gara alcune nuove concessioni.
Non sono ancora possibili quantificazioni precise, ma i nuovi "bandi" potrebbero riguardare i giochi di sorte legati ai consumi, ovvero le lotterie cui si potrà giocare rinunciando al resto della spesa. Il gioco, previsto dal decreto Abruzzo, ha superato in questi giorni il periodo di stand still previsto dall'Europa e potrà così decollare per la metà del 2011. Entro fine anno si chiuderà anche la gara per le 209 concessioni del gioco online (cash game e casinò), mentre del tutto nuova potrebbe essere la gara per regolarizzare una volta per tutte il poker sportivo giocato nei circoli (Texas Hold'em) e fino a oggi ritenuto ancora gioco d'azzardo.
Ci sarebbero poi anche le concessioni per scommesse ippiche e sportive della rete Bersani da rimettere a gara con l'obiettivo dichiarato di debellare i cosiddetti "punti di commercializzazione" dove operatori stranieri raccolgono puntate via internet senza però aver partecipato al primo bando sulla vendita dei corner indicati dallo stato. Allo studio anche un inasprimento delle penali e una maggiore trasparenza, anche a fini antiriciclaggio, per chi parteciperà alla gara sugli apparecchi da intrattenimento di nuova generazione (Vlt).
Il provvedimento di fine anno, che non si chiamerà più milleproroghe e che il governo potrebbe varare già prima della metà di novembre, sarà destinato a finanziare i fondi per l'università, la proroga degli ammortizzatori sociali in deroga, le missioni internazionali, l'autotrasporto. Fatti i conti delle risorse disponibili si aprirebbe la strada a nuove misure per lo sviluppo, come ad esempio la proroga del bonus fiscale del 55% per il risparmio energetico (si veda anche il servizio a pagina 36).