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Questo articolo è stato pubblicato il 27 ottobre 2010 alle ore 18:31.
Guai a chiamarla una nuova corrente o, peggio ancora, a sostenere che la posizione da loro espressa è l'anticamera del trasloco sotto le insegne di Futuro e libertà. Ma le due pagine dattiloscritte, firmate da 25 senatori del Pdl, che oggi approderanno alla commissione statuto del Pdl segnalano l'esistenza di un forte malessere contro l'attuale triumvirato e soprattutto le nuove regole varate la scorsa settimana dall'ufficio di presidenza del partito per riformare la nomina dei coordinatori locali.
Quelle venticinque firme in calce al documento sono però un pericoloso campanello d'allarme per Silvio Berlusconi alle prese con un partito logorato. Perché dietro i nomi, tra cui si annoverano il sottosegretario Andrea Augello o il potente senatore sardo Piergiorgio Massidda (finito nelle scorse settimane nel pallottolliere dei possibili transfughi verso Fli), si nasconde un gruppo molto più consistente (circa 40 senatori e almeno 60 deputati). Che, per ora, ha trovato un terreno d'incontro sulla critica alla ricetta messa a punto da Denis Verdini e Ignazio La Russa per ridare smalto al partito, ma che in futuro potrebbe compattarsi anche su altri temi. Alcuni dei firmatari, infatti, sono da considerarsi capifila di veri e propri gruppi, a cominciare proprio da Augello, che porta con sé otto senatori. Senza contare, poi, i 13 pidiellini vicini all'ex ministro Claudio Scajola e rappresentati nel documento da Franco Orsi. O ancora i cinque che fanno capo al coordinatore piemontese del Pdl, Enzo Ghigo, o i sei che rispondono direttamente al sindaco di Roma Gianni Alemanno.
Una squadra significativa, dunque, che per il momento si è limitata a lavare i panni sporchi in casa propria. Mettendo in fila una serie di critiche che va al di là dei nuovi criteri previsti per l'elezione dei coordinatori locali. «Non è un attacco a Silvio Berlusconi come qualcuno ha voluto far credere - racconta uno dei firmatari al Sole24ore.com -, ma è una critica all'attuale triumvirato che deve essere azzerato se si vuole davvero ridare slancio al Pdl, come pure bisogna superare il criterio della divisione 70/30 delle poltrone tra gli ex forzisti e gli ex An ». Insomma, dietro i contenuti molto prudenti si nasconde un obiettivo ben preciso: mandare a casa i tre coordinatori e soprattutto coinvolgere davvero il territorio nella gestione del partito. Superando il compromesso raggiunto nell'ufficio di presidenza (guarda la mappa interattiva) che continua a mantenere in capo al Cavaliere e agli eletti la nomina delle caselle più importanti.