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Questo articolo è stato pubblicato il 27 ottobre 2010 alle ore 16:49.
L'Antitrust bacchetta il Legislatore sul trasporto ferroviario: «L'Italia dovrebbe individuare un regolatore di settore indipendente e tecnicamente qualificato, così come ci chiede l'Europa», sottolinea il presidente Antonio Catricalà, parlando alla Camera nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul settore del trasporto ferroviario. Catricalà spiega che un'Authority per il settore dei trasporti serva non solo per evitare di dare «formale attuazione alle norme comunitarie», ma anche per dare finalmente un taglio a una «politica incoerente della politica sul trasporto ferroviario, il cui mercato versa allo stato in una situazione di ambiguità regolatoria».
L'attività della "nuova" autorità regolatoria potrebbe essere svolta, almeno in via temporanea, dall'Antitrust: una nuova Authority, ha riconosciuto Catricalà, «costerebbe almeno 100 milioni. Ci offriamo noi, per un tempo determinato, organizzando una sezione autonoma, totalmente separata dall'attività antitrust».
Ricordando poi che sul regolatore indipendente «è aperta una procedura di infrazione» da parte di Bruxelles, Catricalà ha sostenuto che «dopo un'originaria e meritoria posizione di apertura nel settore del trasporto pubblico locale, il Legislatore si è via via contraddetto. L'incumbent, che resta a tutt'oggi, un'azienda interamente pubblica, deve essere il gestore del servizio pubblico in strutturale perdita e dunque giustamente sovvenzionato e, allo stesso tempo, deve ricercare il profitto in quanto operante in regime di reale concorrenza, anche se per una parte assai esigua del complesso dei servizi». Per Catricalà, in questa situazione «il sistema nel suo complesso non trae i benefici della concorrenza» e, visto che «non è pensabile un ritorno tout court alla gestione pubblica monopolistica, occorre muoversi lungo i percorsi virtuosi già altrove seguiti».
La ricetta proposta dal numero uno dell'Antitrust passa per l'adozione di «tutti gli accorgimenti necessari a distinguere attività in concorrenza effettiva«, per le quali «dovrebbe operare una società formalmente distinta da Trenitalia, da attività di servizio pubblici sussidiate. Queste ultime non devono essere attribuite necessariamente a Trenitalia, ma è concretamente possibile e doveroso aprire il mercato a gare effettive».