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Questo articolo è stato pubblicato il 27 ottobre 2010 alle ore 15:53.
Niente peli sulla lingua, da toscano verace Matteo Renzi non la manda a dire a Massimo D'Alema e Walter Veltroni. «È ora di finirla con questo derby pluriennale - dice a Radio 24 il sindaco di Firenze - è bene che tutti e due vadano a guidare delle Fondazioni e che lascino entrambi il Parlamento appena finirà il loro mandato». I dirigenti del partito non si sentano esclusi dall'invito «potrei fare altri nomi», chiarisce Renzi. E in vista dell'incontro a Firenze con i giovani trentacinquenni (dal 5 al 7 novembre) chiarisce l'obiettivo dell'iniziativa: non solo rinnovare la facce, ma anche «cambiare idee e linguaggio». Temi in evidenza? Pressione fiscale e giustizia.
«Più che una corrente - puntualizza ironicamente Giuseppe Civati - questo mi sembra uno tsunami». Il consigliere regionale lombardo del Pd e co-fondatore con Renzi del gruppo è sorpreso per certe dichiarazioni «curiose di alcuni dirigenti nazionali di partito». C'è stato anche chi li ha accusati di essere dei «vili». Ma quello «che vogliamo fare è solo raccontare l'Italia in diagonale, promuovere un movimento di persone». Perché alla kermesse di Firenze ci saranno esponenti non solo del Pd, ma anche di Idv, Sel, centristi, del popolo viola. Nessuna preclusione insomma ad altre forze politiche, in un «percorso di partecipazione politica vera». L'intento, racconta Civati, è quello di realizzare un'assemblea costituente aperta, sia sulla rete che sul territorio. «Ci sono già tante adesioni e tanta curiosità», per un'iniziativa tutta finanziata all'americana, con piccole donazioni sul web. Finora sono stati raccolti migliaia di euro, dice il consigliere regionale Pd, perché «vogliamo che si dica basta alla politica dei rimborsi elettorali».
Renzi intenzionato a proporsi come leader in vista delle prossime elezioni? Civati nega, anche perché, sottolinea «non crediamo all'ipotesi di elezioni anticipate, dato che uno smarcamento definitivo di Fini da Berlusconi di fatto non c'è. E se il Cavaliere lascia il governo tecnico è un passaggio inevitabile».
All'assemblea convocata da Renzi hanno dato le loro adesioni anche Debora Serracchiani, Nicola Zingaretti, Sandro Gozi, Ivan Scalfarotto, Francesca Puglisi e diversi amministratori locali. Ma non ci saranno molti altri giovani Pd, come Fausto Raciti, Maurizio Martina, Matteo Orfini che assieme ad altri aveva redatto quello che è stato definito "il documento dei giovani turchi" dove si auspicava il ricambio della classe dirigente ma si stigmatizzava la "rottamazione" suggerita dal sindaco di Firenze.