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Questo articolo è stato pubblicato il 06 novembre 2010 alle ore 14:47.
«L'11 dicembre faremo una grande manifestazione nazionale a Roma, non solo per dare una spallata al governo, ma anche per parlare di lavoro e solidarietà». Lo ha detto il segretario del Pd Pier Luigi Bersani a conclusione del suo intervento all'assemblea nazionale dei circoli democratici a Roma. Bersani ha anche chiesto «critica e dibattito, anche all'aperto, ma con rispetto per la vita dei membri del partito. Fino ad ora - ha aggiunto Bersani - questo rispetto non c'è sempre stato. Da adesso in poi lo pretendo».
Il Pd oggi si è "diviso" fra Roma a Firenze. Mentre nella città toscana è in corso la tre giorni di "Prossima fermata Italia", la convention guidata dal sindaco Matteo Renzi e da Pippo Civati, a Roma, nell'Auditorium della Conciliazione, circa 2mila persone hanno partecipato all'assemblea dei 6.800 circoli dei Pd: un'occasione per far incontrare i nuovi dirigenti locali, eletti nei congressi di ottobre e un esorcismo contro nuove e vecchie divisioni. Ma l'ombra dei rottamatori di Firenze si sente.
Bersani però sposta la discussione anche sulle ultime vicende del governo: «Berlusconi si dimetta o, in alternativa, chiunque abbia un senso di responsabilità stacchi la spina, a cominciare da chi lo sta criticando», dice rivolgendosi al Presidente della Camera Gianfranco Fini e ai membri di Futuro e Libertà.«Siamo e saremo sempre di più avvitati sui problemi del presidente del Consiglio e questo non è più accettabile - ha aggiunto - noi vogliamo una ripartenza del Paese, non ci interessa la fine di Berlusconi».
«Noi siamo l'unico vero partito nazionale di questo Paese - aggiunge il segretario del Pd - E' inutile che vengano a dirmi con un po' di sociologia, un po' di politologia, che noi siamo arrocati in due, tre regioni. Non è vero, noi abbiamo 6800 circoli, facciamo 2000 feste dell'Unità. A noi la Lega ci fa un baffo, Berlusconi ci fa un baffo».
«Credo che un certo avvitamento, anche nostro, nel circuito mediatico ci faccia perdere il contatto con la realtà», ha concluso Bersani. «C'è un muro politico e comunicativo - ha sottolineato - che dobbiamo oltrepassare. C'è un problema di disaffezione, sfiducia e radicalizzazione importante, non inferiore a quello dei primi anni '90». Una curiosità: la canzone che ha chiuso l'assemblea è stata "Cambierà" di Neffa, che ha sostituito «Un senso» di Vasco Rossi, precedentemente scelta da Bersani per la sua campagna.