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Questo articolo è stato pubblicato il 08 novembre 2010 alle ore 12:16.
Un ministro, per le Politiche comunitarie, Andrea Ronchi, e il vice ministro dello Sviluppo economico, con delega al commercio estero, Adolfo Urso. In più, due sottosegretari: Antonio Buonfiglio, al ministero delle Politiche agricole e Roberto Menia, all'Ambiente. È questa la pattuglia dei "finiani", che dovrebbero lasciare i loro incarichi di governo, dopo il discorso di ieri di Gianfranco Fini.
Fino a un mese fa, nel conto c'era anche il senatore Pasquale Viespoli, che però l'8 ottobre scorso si è dimesso da sottosegretario al ministero del Lavoro, per assumere il ruolo di capogruppo di Futuro e Libertà a palazzo Madama. Ronchi, Urso e Menia sono ascrivibili all'ala delle "colombe" finiane, mentre Buonfiglio è più oltranzista. Ecco un breve ritratto dei quattro esponenti di Fli che, attualmente, ricoprono ruoli di governo nel quarto esecutivo Berlusconi.
Andrea Ronchi, ministro per le Politiche comunitarie
Classe 1955, perugino, è laureato in scienze politiche e ha la tessera da giornalista. Tra i fondatori di Alleanza Nazionale, entra in parlamento, in quota An, per la prima volta, nel 2001, eletto alla Camera, nella XIV Legislatura. Riconfermato nel 2006, è stato rieletto alle ultime politiche nella circoscrizione Lombardia I nella lista del Pdl. Braccio destro di Gianfranco Fini, dal 2005 è nominato portavoce del partito. Dall'8 maggio 2008 è ministro per le Politiche comunitarie. Nel corso della sua attività parlamentare è stato membro della commissione Affari esteri e comunitari, della commissione Trasporti e della commissione parlamentare di Vigilanza servizi radio-televisivi. È stato anche membro del comitato parlamentare per i Procedimenti di accusa. Nel 2004 è stato primo firmatario di una proposta di legge per l'istituzione del Garante per la famiglia. Alla fine del 2005, avanza come primo firmatario una proposta di legge riguardante il ritorno della vendita collettiva dei diritti televisivi delle partite di calcio, assorbito nel gennaio 2007 dall'approvazione del relavito disegno di legge. Il 5 novembre scorso ha portato in consiglio dei ministri e fatto approvare il Programma nazionale di riforma (il Pnr), "Europa 2020".