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Questo articolo è stato pubblicato il 08 novembre 2010 alle ore 17:57.
Cinquanta milioni di euro per garantire reddito e lavoro a circa 10mila docenti e Ata che quest'anno hanno perso il lavoro per via dei tagli: a tracciare, a nomine completate, il bilancio sulla situazione dei precari della scuola (e sulle relative misure di sostegno) è la Uil Scuola, che lamenta però «ritardi ed eccessiva burocrazia» negli interventi. A oggi, sottolinea il segretario generale Massimo Di Menna, solo 7 regioni hanno programmato e reso pubblico l'impegno di spesa a favore del personale scolastico rimasto a casa dallo scorso 1° settembre. Vale a dire, Basilicata, 6,3 milioni, Campania, 20 milioni, Calabria, 7, Lazio, 5, Piemonte, 9, Veneto, 2, Molise, 1,1.
Liguria, Umbria, Toscana e Puglia, hanno solamente perfezionato le intese, mentre Emilia Romagna e Sardegna, sono ancora in fase di definizione degli accordi. «Bisogna muoversi in fretta - sottolinea Di Menna - e considerare i tempi delle scuole, perché non è accettabile che procedure complesse e lacci e lacciuli amministrativi costringano moltissime persone a rimanere senza incarico per mesi, senza peraltro percepire alcun tipo di reddito». Di qui la richiesta all'amministrazione scolastica «di aprire subito un tavolo di lavoro per programmare le misure per il prossimo anno». Con compiti e ruoli ben precisi: Viale Trastevere dovrebbe svolgere un ruolo di "regia" e, quando occorre, stimolare le regioni a mettere sul piatto interventi tempestivi. Di Menna sollecita poi il ministero a varare «al più presto» un piano di immissioni in ruolo, a emanare il decreto sul reclutamento (che ancora manca all'appello, mentre è stato già presentato quello sulla formazione iniziale) e procedere «senza altri indugi» nell'assegnazione di incarichi pluriennali sui posti disponibili, per evitare, aggiunge, «l'insorgere di nuovo precariato».
Secondo l'ufficio studi del sindacato di via Marino Laziale, quest'anno la scuola italiana funzionerà con 664mila insegnanti di ruolo e 73mila precari e, soprattutto, con ben 14mila cattedere in meno del personale di ruolo, che non sono state coperte dal turn over. Senza considerare poi l'effetto tagli, che ha prodotto il risultato di 8.657 posti in meno nei vari ordini di scuola, per le diverse materie. Posti coperti da personale precario. Ma non tutti. Almeno 3mila, secondo la Uil Scuola, resteranno a bocca asciutta. Discorso simile per gli Ata. Qui però a differenza del ruolo docente, le immissioni in ruolo autorizzate hanno compensato il turn over, ma non le sforbiciate imposte da Tremonti. Il 2010-2011 chiuderà infatti con meno 18mila Ata, di cui, al netto dei contratti a tempo determinato, circa 7mila persone resteranno senza lavoro. Per gli insegnanti di sostegno c'è stato invece un incremento del personale. Come si ricorderà, una sentenza della corte costituzionale di febbraio scorso ha abrogato la disposizione che fissava il tetto massimo di posti di sostegno attivabili a livello nazionale. Ciò ha quindi permesso nuove nomine in deroga: +4.452 nei posti di ruolo, +2.628, in quelli a tempo.