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Questo articolo è stato pubblicato il 09 novembre 2010 alle ore 17:11.
Un gesto di apertura nei confronti della comunità ebraica per proseguire con le iniziative dedicate alla reciproca comprensione e all'amicizia con i cattolici che potrebbe partire da «un'aperta dichiarazione di rinuncia da parte della Chiesa a qualsiasi manifestazione di intento rivolto alla conversione degli ebrei, accompagnata dall'eliminazione di questo auspicio dalla liturgia del Venerdì che precede la Pasqua». È la richiesta del presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna, ai vertici della Chiesa cattolica - al papa prima di tutto - attraverso un articolo pubblicato oggi sull'Osservatore Romano.
La questione della preghiera del Venerdì Santo, contenuta nella liturgia pasquale della Chiesa cattolica, è stata per secoli oggetto di tensioni per i suoi riferimenti agli ebrei, nonostante le reiterate modifiche introdotte nel corso degli ultimi decenni. Finiti in secondo piano con la riforma attuata dal Concilio Vaticano II, gli attriti si erano riaccesi con il "motu proprio" «Summorum pontificum» di Benedetto XVI, che nel luglio del 2007 ha deciso di consentire, seppure a titolo «straordinario» l'uso del messale preconciliare.
Dopo un chiarimento avuto nel settembre del 2009, era stato deciso di ripristinare la Settimana del dialogo ebreo-cattolico, annullata l'anno precedente. Ma oggi il presidente del'Ucei torna sull'argomento, chiedendone la modifica di quella preghiera nell'articolo intitolato «Un futuro di amicizia» e dedicato alla fiction «Sotto il cielo di Roma» (andata in onda su Rai1), che ha rilanciato - scrive - «l'animato dibattito che è in corso da circa cinquant'anni sul comportamento tenuto dal papa Pio XII nei confronti del nazismo in generale e in particolare durante l'occupazione di Roma nel periodo 1943-1944».
«È un dibattito che rimane aperto», afferma il presidente degli ebrei italiani, e che riguarda da un lato gli storici, dall'altro la proposta di beatificazione. Su questo, Gattegna ribadisce che «gli ebrei non vogliono intervenire», ma «riveste invece grande interesse l'accertamento della verità storica». Secondo il presidente dell'Ucei, «sarebbe di fondamentale importanza proseguire e completare il lungo e difficile lavoro di ricerca negli archivi - aggiunge - che certamente non può essere svolto in tempi brevi, nè può essere trattato con rigore scientifico da una fiction televisiva».