Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 15 novembre 2010 alle ore 13:59.
Il presidente afghano critica duramente le iniziative militari statunitensi e il generale Petraeus risponde altrettanto duramente minacciando le dimissioni da comandante dell'International Security Assistance Force . A quattro giorni dal Vertice della Nato di Lisbona che ufficializzerà il piano dei transizione graduale delle responsabilità di sicurezza tra le truppe alleate e quelle di Kabul, grane diplomatiche si aggiungono all'escalation degli attacchi talebani scatenati non a caso alla vigilia del summit dell'Alleanza Atlantica. Mentre gli scontri tornano a intensificarsi soprattutto nella provincia di Helmand il "fronte" più caldo sembra essere quello di Kabul, dove il governo afghano mostra sempre più insofferenza nei confronti di Washington.
In un'intervista rilasciata al Washington Post il presidente Hamid Karzai aveva attaccato la strategia delle incursioni mirate condotte dalle forze speciali che ha portato all'uccisione o alla cattura di centinaia di comandanti talebani. «E' giunto il momento di ridurre le operazioni militari e la presenza di soldati in Afghanistan, di ridurre l'intrusione nella vita quotidiana degli afghani». Perché «non è desiderabile per il popolo afghano avere 100.000 o più soldati stranieri che vanno in giro senza fine nel Paese, deve esserci un piano interno in cui aumenta la presenza afghana e cala quella Nato. Noi vorremmo che le campagne, i villaggi, le case, le città afghane non fossero così dominate dalla presenza militare. La vita deve sembrare più normale».
Parole pesanti che al quartier generale alleato sono sembrate gratuite soprattutto perché nell'Afghanistan in guerra il ritiro delle truppe alleate dai villaggi significherebbe lasciare il controllo del territorio ai talebani, come Karzai sa benissimo. Il presidente ha criticato le incursioni alleate nelle abitazioni. «Devono cessare, al popolo afghano non piacciono. Se sono necessarie, devono esser fatte dal governo afghano secondo leggi afghane, su questo c'è un continuo disaccordo fra noi». Frasi che sembrano voler strizzare l'occhio ai talebani con i quali Karzai però ha detto di aver avuto pochi contatti, incontrando loro leader «una o due volte» ma che i colloqui sono stati poco più che «uno scambio di desideri di pace. La pensano come noi e cioè che troppa gente soffre senza ragioni. Le loro stesse famiglie stanno soffrendo». Karzai ha poi liquidato l'ambasciatore Usa in Afghanistan, l'ex generale Karl Eikenberry, che lo aveva definito «un partner strategico inadeguato». «Se essere un partner - ha replicato il presidente afghano - significa essere spettatori silenziosi di eventi condotti da Wahington, se è questo il tipo di partner che cercate, allora non sono un partner, ne' lo è il popolo afghano».