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Haiti: scontri tra popolazione e truppe Onu accusate di aver diffuso il colera. Morti oltre quota mille

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Questo articolo è stato pubblicato il 16 novembre 2010 alle ore 10:39.

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Il bilancio delle vittime dell'epidemia di colera che ha colpito Haiti ha superato i mille morti, con un totale di 1.034 decessi. Lo hanno riferito fonti mediche, aggiungendo che circa 16.800 persone sono ricoverate in ospedale.

Intanto due persone sono morte e molte altre sono rimaste ferite negli scontri avvenuti lunedì 15 dicembre tra la popolazione haitiana e i Caschi Blu dell'Onu, accusati di avere favorito il contagio del colera nel paese già devastato dal terremoto dello scorso 12 gennaio. Il comando militare della missione delle Nazioni Unite ha ammesso di avere aperto il fuoco su una delle vittime, ma solo per legittima difesa.

Centinaia di haitiani hanno manifestato davanti all'ufficio Onu di Hinche, scagliando sassi contro i soldati nepalesi accusati dalla popolazione di aver propagato l'epidemia che, dalla meta di ottobre ad oggi, ha fatto quasi un migliaio di morti. Altri scontri si sono verificati davanti alla base della missione Onu (Minustah) a Quartier Morin, in un quartiere periferico di Cap-Haitien, nel nord del paese, dove è stato rinvenuto il cadavere di uno dei manifestanti, un uomo di 20 anni.

Nella base Onu si trovano principalmente Caschi Blu cileni. «In un primo momento hanno sparato per disperdere i manifestanti, poi, ho avuto l'impressione che avessero mirato ad altezza uomo», ha detto il giudice di pace Bimps Noel. Pronta la replica del portavoce della Minustah, Vincenzo Pugliese: «Un manifestante armato ha fatto fuoco contro un soldato che ha risposto per legittima difesa».

Un altro giovane uomo è morto in un'altra zona di Cap-Haitien, durante altri scontri durante i quali sono rimaste ferite quattordici persone, due in gravi condizioni. I manifestanti hanno messo a fuoco un commissariato ed hanno bruciato numerose vetture che si trovavano all'interno. Tutte le scuole della città sono state chiuse, dopo il rifiuto della gente del posto di mandare i loro bambini per timore del contagio.

Domenica sera le autorità haitiane avevano rivelato che in un mese il colera aveva provocato 917 morti, di cui 27 a Port-au-Prince, e 14.642 contagiati. Le previsoni sono piuttosto allarmanti. Per il coordinatore della missione umanitaria delle Nazioni Unite ad Haiti, Nigel Fisher, l'epidemia «potrebbe durare dei mesi, addirittura anni, visto che ci troviamo su un territorio sconosciuto».

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Tags Correlati: Haiti | Minustah | Nigel Fisher | Noel Bimps | Onu | Sanità | Vincenzo Pugliese

 

Venerdì scorso, l'Onu ha lanciato un appello per la raccolta di 164 milioni di dollari per contrastare l'epidemia di colera scoppiata ad Haiti. «Abbiamo assolutamente bisogno di questi soldi al più presto per evitare di essere sopraffatti» dall'epidemia, ha detto in conferenza stampa Elisabeth Byrs, portavoce dell'Ufficio di coordinamento degli affari umanitari dell'Onu, precisando che nel corso delle prossime settimane «oltre 200mila persone potrebbero mostrare i sintomi del colera, che vanno dalla diarrea leggera alla grave disidratazione».

Gli incidenti scoppiati ad Haiti a poco meno di due settimane dalle cruciali elezioni legislative e presidenziali del 28 novembre, potrebbero avere un movente politico. Qualcuno, infatti, potrebbe avere interesse a creare un clima di insicurezza e instabilità proprio per manipolare l'esito del voto.

Da Katmandu l'esercito nepalese, nel frattempo, ha rafforzato la protezione del suo contingente di pace ad Haiti, circa mille uomini, e ha definito «false le voci» che accusano del contagio i suoi soldati. L'Onu sta indagando se effettivamente, come si dice, il colera sia partito da una vasca pesci infetta in un campo vicino alla città di Mirebalais, dove sono accampati numerosi soldati nepalesi.

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