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Al vertice Nato tornano le armi nucleari. Cresce la tensione tra America e Russia

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Questo articolo è stato pubblicato il 17 novembre 2010 alle ore 12:01.

Molti i temi caldi sul tavolo delle trattative tra Russia e Stati Uniti/Nato che verranno affrontati da domani al summit dell'Alleanza Atlantica di Lisbona al quale parteciperà anche il presidente russo Dmitri Medvedev. In agenda questioni sulle quali esistono ampie convergenze e altre che invece rischiano di turbare i progetti di riavvicinamento con Mosca dell'Amministrazione Obama. Il presidente americano, a due giorni dal vertice, ha riunito il suo gruppo di sicurezza nazionale per la riunione mensile dedicata alla situazione in Afghanistan e in Pakistan.

L'imbarazzante caso Viktor Bout
Adottando misure di sicurezza eccezionali per impedire eventuali blitz tesi a liberarlo o a ucciderlo, è stato estradato ieri dalla Thailandia agli Stati Uniti il trafficante d'armi russo Viktor Bout. Ex ufficiale pilota veterano della guerra in Angola, Bout lascia le forze armate e, con l'appoggio dell'intelligence militare di Mosca, diventa proprietario di una rete di aziende internazionali e una flotta di una cinquantina di aerei cargo utili a gestire negli ultimi 15 anni traffici d'armi in tutto il mondo. Dopo la sua cattura, a Bangkok nel 2008, in una trappola messa a punto dagli americani (i cui agenti finsero di voler acquistare armi per le Farc colombiane), i russi hanno fatto di tutto per ottenerne la liberazione o almeno impedire l'estradizione.

Nella sua carriera Bout ha fornito armi provenienti dagli arsenali ex sovietici a molte fazioni, inclusi narcos colombiani, talebani afghani, eserciti di dittatori e milizie irregolari africane in Sudan, Sierra Leone, Congo e Liberia, oltre a offrire passaggi a uomini di al-Qaeda in fuga dalla Cia. Mosca sembra temere che Bout, oggi 43enne, possa rivelare dettagli sul ruolo russo in alcuni di questi affari tesi ad armare i più pericolosi nemici di Washington, traffici che avrebbero coinvolto uomini dei servizi segreti oggi divenuti politici di rilievo come il vicepremier Igor Sechin. Non a caso il Cremlino ha annunciato che un avvocato russo assisterà Bout nel processo che si terrà a New York.

Incertezze sulle armi atomiche…
Barack Obama è invece in imbarazzo con Mosca perché teme di non poter rispettare l'impegno di far ratificare entro l'anno dal Congresso il Nuovo Trattato Start sulla riduzione delle armi e dei vettori nucleari strategici. La nuova maggioranza repubblicana alla Camera vorrebbe infatti ritardare fino al 2011 la ratifica del trattato che riduce gli arsenali delle due superpotenze nucleari, utilizzando la questione ancora aperta dell'ammodernamento dell'arsenale atomico statunitense per indebolire ulteriormente l'amministrazione Obama sui temi di politica internazionale.

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Trafficante estradato, Mosca furiosa

Il "reset" cammina su un filo. Reset, perezagruska, il riavvicinamento tra Stati Uniti e Russia che

Tags Correlati: Al Qaeda | Amministrazione Obama | Anders Fogh Rasmussen | Barack Obama | CIA | Cremlino | Dmitri Medvedev | Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane (FARC) | Gran Bretagna | Igor Sechin | Iran | Joe Biden | Mosca | Nato | Politica | Siria | Stati Membri | Stati Uniti d'America | Thailandia | Turchia | Viktor Bout

 

Secondo il vicepresidente Joe Biden, gli Usa saranno in pericolo se entro il 2010 non verrà ratificato l'accordo Start perché «non ci saranno più americani sul terreno per ispezionare le attività nucleari russe, nessun regime di verifica per seguire l'arsenale nucleare strategico di Mosca e meno cooperazione tra i due paesi che possiedono il 90 per cento delle armi nucleari mondiali». Incertezze anche sul ritiro delle armi nucleari tattiche statunitensi dall'Europa, caldeggiato da alcuni Paesi che ospitano circa 200 di bombe atomiche B-61 come Germania, Olanda e Belgio. La Francia (unica potenza nucleare europea insieme alla Gran Bretagna) e i membri orientali dell'Alleanza sono però riusciti a ottenere che tale riduzione venga negoziata con Mosca che schiera molte testate missilistiche tattiche ai suoi confini occidentali.

….convergenza su quelle convenzionali
Maggiori convergenze si riscontrano invece sul programma di revisione del Trattato che milita le armi convenzionali in Europa (CFE). Un aggiornamento utile a tutti anche perché il tetto massimo di armi consentite da quel trattato è elevatissimo rispetto agli attuali arsenali decurtati in questi anni da riduzioni degli organici e tagli alla Difesa. Giusto per fare un esempio l'Italia è autorizzata dal CFE a schierare 1267 carri armati ma oggi ne ha in servizio circa 200 dei quali pochissimi operativi. Sempre in tema di carri armati, la Germania potrebbe schierarne 3.444 e la Gran Bretagna 646 ma le due potenze europee oggi ne allineano solo 350. Proporzioni non dissimili e si registrano sul versante dei mezzi corazzati e blindati, delle artiglierie, degli aerei ed elicotteri. Rivedere i tetti degli armamenti convenzionali non rappresenterà sacrifici militari e costituirà un successo politico a buon mercato per tutti. Va infatti ricordato che nei piani di tagli alla Difesa suggeriti dalla Commissione per la riduzione del deficit federale istituita dalla Casa Bianca è previsto il ritiro di un terzo dei 70 mila militari statunitensi ancora presenti in Europa.

Intesa sull'Afghanistan
Sul fronte afghano Russia e Nato hanno molti interessi in comune. La crescente presenza talebana nel nord dell'Afghanistan e l'avvio di attività jihadiste insurrezionali in Tagikistan hanno indotto Mosca a intensificare il suo ruolo a Kabul fornendo aiuti militari, elicotteri e addestramento agli afghani e consentendo un maggior transito di materiali logistici della Nato sul suo territorio. Sviluppi che consentiranno a Mosca di incassare miliardi di dollari e di proteggere meglio i propri interessi in un'area da sempre considerata il "cortile da casa" da Mosca. Nell'ambito della cooperazione i russi chiedono però di avere voce in capitolo anche nella strategia alleata e soprattutto nella discussa exit strategy che prevede il ritiro delle truppe alleate entro il 2014, Una data che molti a Mosca (e non solo in Russia) considerano irrealistica per lasciare un Afghanistan stabilizzato.

La difesa antimissile
Tutte da risolvere sono invece le divergenze circa la costituzione dello scudo antimissile, prioritario secondo il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, per proteggere la popolazione europea dalla minaccia delle armi di distruzione di massa e dai missili balistici. Il programma dell'Alleanza prevede quattro fasi per integrare e sviluppare le armi già esistenti, per lo più statunitensi (i missili Standard SM-3), considerato da Mosca uno strumento idoneo a contrastare il suo dispositivo di missili balistici. La Nato cerca la strada per coinvolgere i russi nella costituzione di un ombrello difensivo comune integrando anche i moderni sistemi antimissile di Mosca. Obiettivo di rilievo politico ma difficile da conseguire sul piano militare e tecnico anche se sulla definizione della difesa antimissile l'alleanza deve fare i conti anche con un suo stato membro. La Turchia infatti non vuole che nei documenti ufficiali vengano citati Siria e Iran tra i Paesi che costituiscono una minaccia a causa dello sviluppo di missili balistici. Ankara appoggia il programma nucleare di Teheran, ne condivide la politica anti-israeliana e ha recentemente firmato accordi di cooperazione militare con la Siria.

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