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Maroni contro Saviano: falsità

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Questo articolo è stato pubblicato il 17 novembre 2010 alle ore 06:39.

Roberto Maroni chiede alla Rai di replicare alle critiche alla Lega Nord fatte dallo scrittore Roberto Saviano nella puntata di lunedì sera di «Vieni via con me» in onda su Raitre. Parole «gravemente offensive e diffamatorie», scrive il ministro dell'Interno in una lettera indirizzata ieri al presidente della Rai, Paolo Garimberti e a tutto il cda dell'azienda, e per conoscenza, anche ai presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani, e pure al presidente della commissione vigilanza Rai, Sergio Zavoli.

A far infuriare Maroni, le affermazioni di Roberto Saviano, che assieme a Fabio Fazio conduce «Vieni via con me», secondo cui «la 'ndrangheta al Nord, come al Sud, cerca il potere della politica e al Nord interloquisce con la Lega». Parole «prive di fondamento», sostiene Maroni, che ha subito invocato il diritto di replica già «nel corso della prossima puntata del programma». Vale a dire, lunedì 22 novembre. «Mi auguro che prevalga il senso di responsabilità da parte della Rai», ha continuato Maroni, annunciando, altrimenti, l'intenzione di portare la questione di fronte al capo dello Stato: «Mi rivolgerò a Giorgio Napolitano», spiega, per chiedergli «se un'accusa così infamante sia compatibile con una funzione come quella di ministro dell'Interno che sto sostenendo».
Il primo a replicare a Maroni è stato lo stesso Saviano: «Sono stupito e allarmato dalle parole del ministro. Non capisco di quali infamie parli. Temo che abbia visto un'altra trasmissione», sottolinea in una nota. Lo scrittore, autore del best seller «Gomorra», ha invitato Maroni a rivedere e riascoltare l'intera puntata. Così si renderà conto che «ho parlato solo di fatti, frutto di un'inchiesta giudiziaria dell'antimafia di Milano e Reggio Calabria sul nuovo assetto della 'ndrangheta e sulla sua presenza culturale, politica ed economica in Lombardia. Fatti - conclude - che dovrebbero preoccupare il ministro dell'Interno invece di spingerlo ad accusare chi li denuncia».

«La reazione di Maroni è assurda e grave» - ha commentato l'ex segretario del Pd, Walter Veltroni - che colpisce un italiano costretto a vivere per quello che dice e che scrive sotto scorta». Sostegno al ministro è stato espresso tra gli altri dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno, mentre duro è l'affondo di Massimo Donadi, dell'Idv: «le accuse indegne di Maroni a Saviano sono un favore alle cosche».

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Tags Correlati: Camera dei deputati | Gianfranco Fini | Giorgio Napolitano | Idv | Lega | Lombardia | Massimo Cacciari | Massimo Donadi | Pd | Radio24 | Rai Tre | Renato Schifani | Roberto Maroni | Roberto Saviano | Senato

 

Realistico e fuori dal coro l'ex sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, che dai microfoni di Radio 24, ha detto basta alle ipocrisie: «Sono trasmissioni politiche e Maroni ha fatto bene a chiedere il diritto di replica. Certe affermazioni si fanno davanti ai magistrati, non in tv».
Della querelle Maroni-Saviano si occuperà quasi certamente oggi il cda Rai e domani alle ore 14 anche la commissione di vigilanza, presieduta da Sergio Zavoli, che ha convocato l'intero vertice di viale Mazzini per discutere dei problemi e delle difficoltà dell'azienda.
Intanto dal capo struttura di Raitre e responsabile di «Vieni via con me», Loris Mazzetti, arriva un bel cartellino rosso alla richiesta di replica del ministro dell'Interno: «Maroni - sottolinea Mazzetti - è un ministro della Repubblica e ha a disposizione telegiornali e altri programmi di approfondimento politico per replicare. Il nostro - aggiunge - è un programma culturale, dove i politici vengono solo se sono funzionali al racconto delle puntate».
«Roberto Saviano con il suo intervento di lunedì sera ha posto su un terreno diverso il tema della criminalità organizzata», si è limitato a dire il direttore di Raitre, Paolo Ruffini, mentre il parlamentare della Lega Nord, Davide Caparini, segretario di presidenza in commissione vigilanza Rai, ha annunciato di aver fatto ricorso all'Autorità garante per le comunicazioni, contro la trasmissione per «violazione delle norme sulla par condicio e per l'assenza di contraddittorio nel corso del monologo anti-leghista di Saviano».

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