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Il carismatico Assange sempre più solo

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Questo articolo è stato pubblicato il 20 novembre 2010 alle ore 11:05.

NEW YORK - Non è la prima volta che Julian Assange, il 39enne australiano padre-padrone di Wikileaks, rischia la galera. Quindici anni fa nella sua nativa Australia l'ha evitata per un soffio dopo essere stato giudicato colpevole di hackeraggio. All'epoca era uno sconosciuto ventenne, geniale ma con le idee confuse, e fu graziato. Adesso è una figura carismatica famosa in tutto il mondo. E le sue idee sono chiare, a lui e a tutti. In più le imputazioni sono molto meno tollerabili. L'hackeraggio può essere ritenuto un atto di disobbedienza socialmente accettabile, ma lo stupro o la molestia sessuale sicuramente no.

Sono questi i due capi di imputazione sulla base dei quali giovedì scorso il tribunale distrettuale di Stoccolma ha emesso un mandato di arresto internazionale. «La corte ha condiviso la mia posizione e concluso che c'è motivo di sospettare che abbia sessualmente attaccato due donne», ha dichiarato la procuratrice-capo Marianne Ny.

Pronta è arrivata la risposta di Bjorn Hurtig, l'avvocato svedese di Assange, che ieri ha annunciato il ricorso contro una decisione a suo giudizio «sproporzionata» che non tiene conto del fatto che Assange ha offerto la propria collaborazione alle autorità svedesi. In una dichiarazione alla stampa, l'avvocato inglese ha poi definito le accuse «false e senza fondamento». A suo dire, le due donne che il 7 settembre scorso hanno accusato Assange avevano avuto rapporti sessuali «consensuali ma senza protezione» e solo quando l'una ha scoperto la relazione che l'australiano aveva avuto con l'altra hanno deciso di denunciarlo.

Questa spiegazione cozza con quella offerta inizialmente da Assange, che aveva parlato di una vendetta americana intesa a screditarlo dopo la pubblicazione di 77mila documenti sulla guerra in Iraq e alla vigilia dell'uscita di altri 390mila documenti sulla guerra in Afghanistan. Dall'"operazione sporca" dell'intelligence Usa si è arrivati alla gelosia femminile.

Certo è che a livello personale Assange è decisamente più vulnerabile. Mentre le sue doti professionali sono universalmente riconosciute, la sua personalità e i suoi comportamenti hanno generato infatti critiche. Non solo tra i suoi nemici ideologici, o al Pentagono. Anche tra i suoi collaboratori. Dall'inizio di settembre a oggi, varie persone che gli erano molto vicine hanno infatti deciso di sganciarsi.

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Assange innocente: ha deciso la stampa

Uomo famoso e potente accusato di stupro da donna sconosciuta. Il riflesso pavloviano prevede la

Tags Correlati: Bjorn Hurtig | Daniel Domscheit-Berg | Daniel Schmitt | Giustizia | Herbnert Snorrasson | Julian Assange | Marianne Ny | Stati Uniti d'America | Wikileaks

 

Il caso più eclatante è stato quello di Daniel Domscheit-Berg, il trentaduenne berlinese che con il nome di battaglia di Daniel Schmitt è stato per tre anni portavoce di Wikileaks. Dopo l'apertura dell'inchiesta in seguito alle denunce delle due donne, Domscheit-Berg suggerì ad Assange di fare un passo indietro e ridurre la propria visibilità per far sì che il nome di Wikileaks non fosse associato esclusivamente a lui. «Julian ha ritenuto il mio un attacco personale e mi ha sospeso accusandomi di insubordinazione e slealtà. Così, di punto in bianco e senza consultare nessuno. Quel modo di comportarsi mi ha dimostrato che pensa che Wikileaks sia suo e possa quindi farne quello che vuole»,, ha denunciato Domscheit-Berg in un'intervista a Der Spiegel.

Che non si sia trattato di un episodio isolato, lo dimostrano scambi epistolari elettronici che Assange ha avuto con altri suoi collaboratori. Per esempio con il 25enne islandese Herbnert Snorrasson, al quale ha scritto: «Io sono il cuore e lo spirito dell'organizzazione, portavoce, programmatore originale, organizzatore, finanziatore e tutto il resto . Se hai un problema con me, puoi andartene aff...». Come Domscheit-Berg, anche Snorrasson ha lasciato Wikileaks. Ora pare che i due stiano preparandosi a lanciare un sito concorrente assieme ad altri transfughi.

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