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Questo articolo è stato pubblicato il 20 novembre 2010 alle ore 17:48.
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«Vi possono essere singoli casi giustificati, ad esempio quando una prostituta utilizza un profilattico, e questo può essere il primo passo verso una moralizzazione, un primo atto di responsabilità per sviluppare di nuovo la consapevolezza del fatto che non tutto è permesso e che non si può far tutto ciò che si vuole. Tuttavia, questo non è il modo vero e proprio per vincere l'infezione dell'Hiv».
Lo afferma il Papa nel libro «Luce del mondo» che raccoglie la conversazione con il giornalista e scrittore tedesco Peter Seewald, del quale l'Osservatore Romano anticipa alcuni brani. Per Benedetto XVI, «è veramente necessaria una umanizzazione della sessualità.Concentrarsi solo sul profilattico vuol dire banalizzare la sessualità, e questa banalizzazione rappresenta proprio la pericolosa ragione per cui tante e tante persone nella sessualità non vedono più l'espressione del loro amore, ma soltanto una sorta di droga, che si somministrano da sè».
«Perciò - spiega - anche la lotta contro la banalizzazione della sessualità è parte del grande sforzo affinché la sessualità venga valutata positivamente e possa esercitare il suo effetto positivo sull'essere umano nella sua totalità».
Nel libro il Papa parla anche della controversa enciclica di Paolo VI che proibì l'uso degli anticoncezionali. «Le prospettive della Humanae vitae - sostiene - restano valide, ma altra cosa è trovare strade umanamente percorribili. Credo che ci saranno sempre delle minoranze intimamente persuase della giustezza di quelle prospettive e che, vivendole, ne rimarranno pienamente appagate così da diventare per altri affascinante modello da seguire». «Siamo peccatori», ammette Ratzinger, per il quale tuttavia «non dovremmo assumere questo fatto come istanza contro la verità, quando cioè quella morale alta non viene vissuta. Dovremmo cercare di fare tutto il bene possibile, e sorreggerci e sopportarci a vicenda». «Esprimere tutto questo anche dal punto di vista pastorale, teologico e concettuale nel contesto dell'attuale sessuologia e ricerca antropologica è un grande compito - conclude il Pontefice - al quale bisogna dedicarsi di più e meglio».