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Derby cruciale tra Realisti e Petulanti, la sigla di un autunno di transizione

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Questo articolo è stato pubblicato il 21 novembre 2010 alle ore 06:43.

Diamo già l'addio ai primi dieci anni del misterioso Terzo Millennio e ci tuffiamo verso il 2020. Il XXI secolo non è più un bambino e il nostro Domenicale tira i primi bilanci e aguzza lo sguardo verso il futuro. Se volessimo cercare una sigla per questo autunno di transizione, potremmo individuarla nel duello tra Realtà, la maestra più dura sempre, e Petulanza, l'effimera e chiassosa sirena che ci fa illudere di evitare i fatti. In ogni vicenda Realtà ci chiama ad affrontare i problemi senza troppe scuse, con responsabilità, serietà ed urgenza. Incapaci di farlo i leader, e con loro l'opinione pubblica, riluttano, e si rifugiano ansiosi in Petulanza.

Il vertice Nato a Lisbona
Sui giornali, oggi, la summa dell'incontro della vecchia Alleanza Atlantica a Lisbona è condensata nelle notizie «Ritiro Nato dall'Afghanistan nel 2014» e «Storico dialogo con la Russia». Petulanza vuole che ormai dall'Afghanistan si debba andare via, e prima la coalizione toglie le tende meglio è. Non è forse, argomenta garrula Petulanza che non ragiona ma ama sfoggiare conoscenza, l'Afghanistan «Tomba di Imperi», da Alessandro, agli inglesi, ai russi? Invece - e già si parla di nuovi militari italiani a completare la missione - la partita a Kabul resterà aperta, come l'impegno Usa in Iraq e lo stesso carcere di Guantanamo, malgrado le speranze del presidente Obama. Perché Realtà, leggete l'articolo di Ahmed Rashid, suggerisce pacata che il fragile presidente Karzai glissa sulla Nato, guardando a coinvolgere partner regionali, Iran, Pakistan. I quali però, senza gli occidentali da sponda, non riusciranno mai a contenere talebani e terroristi, clienti dei loro servizi di intelligence. Che vincere la guerra in Afghanistan sia compito terribile lo sa il generale Petraeus, studente di Realtà. Che ritirarsi possa essere picnic portatore di «pace» è tesi popolare, purtroppo anche stamattina, tra i fan di Petulanza.

Il nuovo trattato Start
Che armi nucleari, chimiche o batteriologiche in mano ai terroristi siano spettro da esorcizzare lo sa invece chi guarda a Realtà e ha studiato il saggio dell'ex preside di Scienze Politiche ad Harvard Graham Allison «Nuclear Terrorism: The Ultimate Preventable Catastrophe». Chi preferisce Petulanza ricorda il fiasco del presidente Bush in Iraq come se non aver trovato armi di sterminio di massa a Baghdad ci vaccinasse per sempre dal pericolo. Meno testate nucleari ci sono per il mondo, minore il rischio che qualcuno emuli il dottore pakistano A. Q. Khan e le svenda a emuli di al-Qaeda. Il trattato Start riporta Washington e Mosca al dialogo perduto del post Guerra Fredda, riducendo gli arsenali atomici. Realtà comanderebbe che venisse approvato in fretta, ma i fanatici di Petulanza lo tengono in scacco al Senato Usa. I decani repubblicani, Kissinger, Shultz, Lugar sollecitano il partito alla firma, ma in odio al presidente Obama, i seguaci del senatore Jon Kyl abbracciano Petulanza contro Realtà. Sicurezza nazionale a rischio? Che importa, se si può far baccano in tv?

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L'azzardo di Karzai: scaricare Obama per Iran e Pakistan

I leader della Nato riuniti a Lisbona per definire una via di uscita dall'Afghanistan entro il

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E il governo Berlusconi?
In nessuna arena lo scontro Realtà-Petulanza è più chiassoso e fazioso che nella politica italiana. Da qui al 14 dicembre Petulanza avrà giorni d'oro. La ministro Carfagna annuncia le dimissioni? I suoi ex alleati la lapidano con foto ricordo dei giorni nello show business, le stesse usate fin qui dagli avversari per contestarla. Per i seguaci di Petulanza da diva a ministro si può, o non si può, secondo la disposizione momentanea verso Berlusconi. Il premier prova, come può, a schermare la difficoltà reale dietro schermi petulanti, perché non sarà il voto del 14 dicembre il test strategico. Allora potrà sopravvivere, anche se servirà una legge elettorale che cancelli l'abigeato in Parlamento. Dopo? Con quale maggioranza stabile, programma, visione intende guidare il paese fuori dalla crisi? Secondo il Centro Einaudi serve il 3% di crescita per esorcizzare i guai: il governo avrà, il 15 dicembre, un piano in tal senso? Le elezioni, di nuovo anticipate in meno di tre anni,vengono usate come minaccia, in un clima impossibile di Petulanza, ricatti quotidiani, calunnie e isolamento verso chiunque si sforzi di ricordare la nostra Realtà, che è e resta cruda.

C'era una volta la crisi
A fatica l'Europa ha lanciato una cima all'Irlanda in panne, non senza aver provato a obbligarla ad aumentare surrettiziamente le tasse, a vantaggio dell'export di altri «fratelli» europei. L'Austria fa la voce grossa con la Grecia, in compenso nessuno più vuol parlare alla Turchia, che lasciata sola scivolerà a Oriente privando Europa e Nato di un confine sicuro, economico e politico. Realtà inorridisce, tripudia Petulanza ebbra di populismo contro gli emigranti. Sarebbe l'ora di un leader, nutrito di ideali e saggio, capace di persuadere l'Europa. Abbiamo invece lo sconosciuto van Rompuy, rimasto tale anche dopo aver vinto al Superenalotto europeo addirittura la Presidenza. Abbiamo la cancelliera Merkel, preoccupata di difendere la produzione tedesca e il proprio declinante consenso, indifferente alla diaspora che Berlino semina nell'Unione. Un autunno perfetto per Petulanza dunque, ma che vendetta aspra si prenderà poi Realtà, in primavera.

gianni.riotta@ilsole24ore.com
twitter@riotta

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