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Questo articolo è stato pubblicato il 02 dicembre 2010 alle ore 14:21.
«In questa stagione non va di moda che il nero». Il titolo dell'Herald Tribune si riferisce alla moda ovale, quella che - tanto per cambiare - vede gli All Blacks dominare sulle passerelle più prestigiose d'Europa. Il novembre dei grandi test match, del confronto a tutto campo tra emisfero nord ed emisfero sud, è ormai alle spalle. Terzo grand slam in cinque anni, dopo quelli del 2005 e del 2008. gli uomini di Graham Henry tornano a casa dopo avere sconfitto tutte e quattro le rappresentanti delle home unions: nell'ordine Inghilterra, Scozia, Irlanda e Galles.
L'autunno era partito con un incidente di percorso, visto che a Hong Kong la sconfitta di misura con l'Australia ha interrotto una serie di 15 successi consecutivi. Stop al tentativo di battere il primato che, nel rugby di alto livello internazionale, venne stabilito con 17 dal Sudafrica di Nick Mallett nella seconda metà degli anni 90. Poi, però, non ce n'è stato più per nessuno.
Nel corso della tournée sono stati centrati anche due record individuali: da un lato Dan Carter ha scalzato un altro mancino, l'inglese Jonny Wilkinson, come miglior marcatore di tutti i tempi nei test match, raggiungendo quota 1188 punti; dall'altro Mils Muliaina e il capitano Richie McCaw hanno battuto il record di presenze con gli All Blacks, sorpassando un altro capitano storico (Sean Fitzpatrick) e arrivando a 94 caps.
Martedì cinque "tutti neri" di prim'ordine hanno anche fatto una puntata in Italia, per un incontro con gli ammiratori promosso da Iveco, che della squadra neozelandese è uno dei principali sponsor, e ospitato dalla Gazzetta dello Sport. Duecento persone faccia a faccia con i già citati McCaw, Muliaina e Carter, oltre che con Conrad Smith e Sam Whitelock. Massima disponibilità al confronto in un'ora abbondante di domande che piovevano da tutte le parti, con i bambini in evidenza. «Vi divertite sempre?». «Vi è capitato qualche volta di avere paura?». Quesiti che hanno strappato un sorriso ma sono andati dritti al cuore di questioni non certo banali.
Interminabile la "signing session", con richieste di autografi e fotografie. Tra i più ricercati, ovviamente, il leader Richie McCaw, che il giorno dopo - cioè ieri - è stato nominato giocatore dell'anno dall'International Rugby Board. Anche in questo, il trentenne terza linea originario della provincia di Otago è speciale: nessun altro giocatore ha ottenuto il riconoscimento più di una volta, mentre lui ha fatto addirittura il tris, aggiungendo il premio 2010 a quelli raccolti l'anno scorso e nel 2006.