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Su WikiLeaks i siti da proteggere per gli Usa (anche aziende italiane). «Al Qaida voleva uccidere Bush»

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Questo articolo è stato pubblicato il 05 dicembre 2010 alle ore 17:32.

WikiLeaks ha pubblicato una lista segreta di siti «sensibili» in tutto il mondo che gli Usa vuole proteggere dagli attacchi terroristici, perché la loro perdita, secondo il Dipartimento di Stato, avrebbe un «impatto critico sulla sicurezza statunitense». In un cablogramma del febbraio 2009 il Dipartimento di Stato chiese alle missioni statunitensi all'estero di aggiornare l'elenco di infrastrutture e risorse in giro per il mondo «la cui perdita avrebbe potuto avere conseguente critiche sulla salute pubblica, la sicurezza economica e/o nazionale degli Stati Uniti».

L'elenco comprende aziende produttrici di cavi sottomarini, per le comunicazioni, porti, aziende estrattive di risorse minerarie e di importanza strategica (per esempio case farmaceutiche che producono vaccini), individuate in una serie di Paesi, dall'Austria alla Nuova Zelanda. Nel dispaccio si invitano chiaramente i diplomatici a «non consultare i governi ospitanti rispetto alla richiesta», che viene presentata sotto il National Infrastructure Protection Plan (che mira a rafforzare la protezione delle risorse chiave «per prevenire, scoraggiare, neutralizzare o attenuare gli effetti degli sforzi di terroristi per distruggere, paralizzare o sfruttarle, e per rafforzare la preparazione a livello nazionale, la risposta e e il rapido recupero in caso di attacco, calamità naturali o altra emergenza».

Il dispaccio rivela una vasta gamma di siti e aziende considerate vitali per gli interessi e la sicurezza, dalle grandi infrastrutture come il canale di Panama e gli oleodotti, aziende sanitarie e persino una società italiana che produce una sostanza da utilizzare per il morsi dei serpenti; e ancora fornitori danesi e tedeschi per il vaccino contro il vaiolo e la rabbia, aziende per la difesa, miniere di cromite in India, dighe e progetti idrogeologici in Canada, che alimentano gli Usa.

E ora spuntano anche i conti in svizzera. Una banca elvetica starebbe infatti valutando la chiusura di un conto intestato a Julian Assange, il fondatore del sito Wikileaks. Lo riferisce il quotidiano elvetico 'Nzz am Sonntag', il quale cita il portavoce della banca Postfinance Marc Andrey. Wikileaks chiede donazioni sul conto di Postfinance per il cosiddetto 'Julian Assange Defence Fund'.

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Tags Correlati: Al Qaeda | Am Sonntag' | Arabia Saudita | Asl | Bbc | Cina | Donald Beyer | George W. Bush | Hillary Clinton | Interpol | Julian Assange Defence Fund | Lashkar-e-Taiba | Mark Stephens | Politica | Postfinance Marc Andrey | Stati Uniti d'America | Svezia | Svizzera

 

Secondo Andrey, per poter tenere aperto un conto bancario regolare in Svizzera, Assange dovrebbe avere la residenza nella Confederazione, oppure avere proprieta' nel paese o affari in Svizzera. Se davvero Postfinance chiudera' il conto, sara' un nuovo duro colpo dopo che il servizio di transfer finanziari online Paypal ha gia' fatto altrettanto.
La stessa 'Nzz am Sonntag' cita l'ambasciatore Usa in Svizzera, Donald Beyer, il quale chiede al governo di Berna di non concedere asilo ad Assange, ricercato con mandato d'arresto internazionale emesso dalla Svezia. Lo scorso mese l'australiano aveva affermato di star valutando un trasferimento delle sue attività nella Confederanzione, e anche la richiesta di uno status tutelato.


Prosegue intanto la caccia ad Assange, ricercato dalla polizia svedese per una vicenda di stupro. Una caccia che secondo uno dei suoi avvocati, Mark Stephens, intervistato dalla Bbc, ha solo "motivazioni politiche". Assange, cittadino australiano di 39 anni, è destinatario di un mandato di cattura internazionale emesso dall'Interpol su richiesta della Svezia per un presunto caso di violenza sessuale. Una coincidenza sospetta, secono l'avvocato di Assange, che attualmente si troverebbe in Gran Bretagna. Stephens si è detto certo che Assange sarà estradato negli Usa una volta nelle mani della polizia svedese.
L'avvocato ha ribadito che Assange ha tentato più volte di incontrare il procuratore svedese incaricato del suo dossier.

Ma continua anche la diffusione dei file di Wikileaks, grazie agli oltre 70 nuovi indirizzi web messi a disposizione dai sostenitori del progetto di Assange dopo il blocco del principale indirizzo Internet, wikileaks.org.

Il Guardian, per esempio, ha rilanciato una comunicazione segreta in cui a Hillary Clinton viene attribuito un durissimo giudizio sull'Arabia Saudita: è lì che "si trovano i
'bancomat' del terrorismo". Nel cablogramma del dicembre 2009, firmato dal segretario di Stato americano, si legge che l'Arabia Saudita resta una base per il sostegno finanziario di Al Qaeda, dei talebani, di Lashkar-e-Taiba (gruppo terroristico pachistano) e di altri gruppi terroristici. E le autorità di Riad non fanno abbastanza per fermare questi flussi. La Clinton indica anche altri tre Paesi come fonte di risorse finanziarie per i terroristi: Qatar, Kuwait ed Emirati Arabi.

Altro scoop di Wikileaks riguarda la volontà di Al Qaeda di uccidere il presidente George W. Bush durante le Olimpiadi di Pechino del 2008. Uno 007 cinese avvertì Washington che il numero due di Al Qaeda, al-Zawahiri, nel luglio 2008, aveva dato ordine a un gruppo di terroristi dell'Est Turkestan (come i nazionalisti uighuri chiamano la regione cinese dello Xinjiang) di compiere attentati in Cina durante le Olimpiadi. "I potenziali bersagli includono: il presidente e il segretario di Stato Usa, il premier e il ministro degli esteri Gb, le cerimonie di apertura e chiusura, i turisti VIP, il presidente afghano", si legge nel dispaccio.

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