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Notizie Asia e Oceania

1. La tigre indonesiana

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Questo articolo è stato pubblicato il 08 dicembre 2010 alle ore 16:35.

Mentre gli economisti discutono per capire chi tra Cina e India dominerà l'economia mondiale del XXI secolo, sta per entrare in scena un'altra potenza asiatica in forte espansione. Uscita relativamente indenne dall'impatto della crisi finanziaria globale, l'economia indonesiana nel 2010 pare abbia raggiunto una sana crescita del 6,1% e si prevede che continui con il 6,3% l'anno prossimo, uno dei tassi di crescita più rapidi in Asia (e nel mondo). Cosa ancora più importante è che il suo Pil procapite secondo le stime dovrebbe aumentare del 20% nel prossimo biennio. Dal 2009 il mercato azionario indonesiano è stato il secondo di tutta l'Asia per la migliore performance. Parecchi analisti ipotizzano ormai che ben presto occorrerà aggiungere un'altra "I" all'acronimo BRIC (che comprende Brasile, Russia, India e Cina).

In buona parte, la crescita in Indonesia è trainata dalle abbondanti risorse naturali del paese – è uno dei più importanti esportatori al mondo di legname, carbone e argento – ma anche il settore manifatturiero indonesiano sta vivendo una rapida espansione. Le aziende d'abbigliamento e i mobilifici cinesi, che hanno registrato un periodo di forte crescita producendo articoli e prodotti destinati al mercato americano, sempre più delocalizzano la produzione in Indonesia, in virtù soprattutto di un accordo di libero commercio tra i due paesi che sta entrando in vigore proprio in questo periodo.

L'anno scorso le elezioni presidenziali, svoltesi in modo pacifico e senza inconvenienti, in un certo senso hanno rassicurato i mercati internazionali sulla stabilità politica del paese, e gli investimenti diretti dall'estero in Indonesia sono aumentati quest'anno del 34%, arrivando nel secondo trimestre a un volume di 3,7 miliardi di dollari.

Naturalmente sussistono alcune difficoltà. Il settore bancario indonesiano è ancora adesso meno sviluppato rispetto alla media, per quanto paradossalmente proprio questa caratteristica abbia impedito il peggio del crollo subito da altri mercati. Le infrastrutture del paese sono mediocri, la corruzione continua a rallentare lo sviluppo in molte aree del paese, sebbene ciò indubbiamente sia valido anche per Cina e India. L'Indonesia, inoltre, ha anche uno dei più alti tassi di deforestazione al mondo, quantunque a maggio si sia impegnata a rispettare una moratoria di due anni per l'abbattimento di alberi.

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Il paese ha ancor oggi un tasso di povertà che si aggira intorno al 14 %, leggermente più alto quest'anno a causa della crisi finanziaria. Dalle proiezioni della Deutsche Bank, tuttavia, si desume che nei prossimi cinque anni saranno ben 52 milioni gli indonesiani che potrebbero entrare a far parte della classe media, miglioramento che in teoria potrebbe avere conseguenze di immane portata. E non soltanto da un punto di vista economico: l'Indonesia ha ottime chance di diventare anche la prima superpotenza mondiale musulmana e democratica.

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Traduzione di Anna Bissanti
c. 2010 Foreign Policy

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